TOC – TOC – PUEBLO NUEVO DEL MAR

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(Nueva escritura urbana), 2020

RAFFAELE CIRIANNI X MATTEO GARI



Pueblo Nuevo del Mar è il nome del piccolo villaggio di pescatori che, alla fine del XIX secolo, venne annesso alla città di Valencia, in Spagna, prendendo l’attuale nome di El Cabanyal. Fin da subito, il “nuovo” quartiere attirò l’attenzione dell’amministrazione comunale desiderosa di demolirlo per edificare il Paseo del Mar, un grande viale, che avrebbe congiunto il centro della città alla costa, avvicinando la borghesia valenciana alle spiagge del Mediterraneo.

Il primo progetto risale al 1899, ma le sorti del quartiere rimasero motivo di divisione nell’opinione pubblica per più di cinquant’anni, trascinando i propri fantasmi fino ai giorni nostri. Nel 1966, il Piano Generale di riorganizzazione urbana della città ne approvò la demolizione e iniziò la costruzione di un collegamento autostradale tra Barcellona e le spiagge di El Cabanyal. 

Negli anni Novanta, con la vittoria del Partido Popular, vennero paralizzati gli investimenti pubblici e sospesi definitivamente i lavori, salvando dall’abbattimento 1651 alloggi. Questa strategia diede, però, il via a più di vent’anni di incurie, che peggiorarono a tal punto la vita del quartiere da costringere i residenti ad abbandonare le proprie case, svendendole a prezzi irrisori. L’amministrazione guidata da Rita Barberà ha affermato, per anni, che lo stato di abbandono del quartiere fosse dovuto alla mancanza di fondi pubblici. Denaro che non sembrò mancare quando, anni prima, vennero acquistate oltre 500 abitazioni nella zona da destinare alla demolizione. 

Per la sua particolare architettura modernista, nel 2012, il quartiere è entrato a far parte della lista dei patrimoni in pericolo stilata dal World Monuments Fund. Il valore del Cabanyal non si limita alla sola urbanistica, ma si estende alla complessità di un’architettura in sintonia con la comunità che la vive, composta prevalentemente da pescatori e gitani. 

Passeggiando nel quartiere ci si trova coinvolti in una guerra visiva: tra i segni dell’abbandono e le piccole architetture moderniste, decorate in maiolica dai colori vivaci, a cui fa da sfondo un’antica comunità di pescatori con la pelle arsa dal sole della Costa Valenciana. E’ proprio durante una passeggiata, con videocamera alla mano, che Raffaele Cirianni immagina TOC – TOC – PUEBLO NUEVO DEL MAR (Nueva escritura urbana).

“Da molti anni considero la città di Valencia come una seconda casa, luogo in cui le mie emozioni si amplificano, dove ho in parte metabolizzato la prematura morte di mio padre, che amava quelle coste visitate assiduamente dopo la fine della dittatura di Francisco Franco.”

L’affezione per il quartiere del Cabanyal, e le riflessioni da cui si origina l’opera, derivano dalle problematiche legate alla “riqualificazione” della zona costiera di Valencia, in particolare la condizione dell’abitare, tema molto sentito da Cirianni. TOC – TOC – PUEBLO NUEVO DEL MAR (Nueva escritura urbana) è una performance, narrata attraverso un cortometraggio, che nasce da due premesse fondamentali: la scrittura e l’ospitalità. Il quartiere è come un grande foglio bianco, sulla cui superficie la penna girovaga tracciando una linea, interrotta dall’appuntare – qua e là – i dettagli che stimolano il disegnatore. Allo stesso modo Cirianni, impugnando una videocamera, si muove liberamente nel quartiere alla scoperta dei protagonisti del tessuto urbano: l’architettura e i suoi abitanti. 

Proprio la scrittura è parte importante nella lotta alla gentrificazione: molte delle case serrate riportano il vecchio numero civico oppure graffiti, inquieti testimoni dell’incuria e della rabbia di chi le abitava.

L’ospitalità è l’altra caratteristica essenziale di El Cabanyal, il vecchio Pueblo Nuevo del Mar, la cui architettura è punto di incontro fra culture: quella dello stile modernista catalano e dell’arabeggiante stile andaluso ereditato dal regno dei Mori.

La Nueva escritura urbana (Nuova scrittura urbana) è un tentativo di far riaffiorare la storia e l’orgoglio della popolazione del quartiere, reclamandone il nome originario: Pueblo Nuevo del Mar, il “Nuovo Popolo del Mare”. Cirianni come un forestiero bussa alle porte delle case: “toc – toc” è un suono d’allarme, che annuncia una presenza, potenzialmente ospite. Murare la porta di una casa è un “atto violento”, una negazione profonda del suo scopo di aprirsi e ospitare. Sbarrare l’ingresso di una casa equivale a decidere arbitrariamente la morte di quel luogo, espressione di vita ed esperienza umana. Ogni “toc-toc” risuona al ritmo del Codice Morse. A ogni porta corrisponde una lettera, il cui insieme va a comporre il nome originario di quel luogo. 

Partendo dalla spiaggia, la zona più turistica, prosegue fino al centro del Barrio, in un piccolo bar frequentato esclusivamente dagli abitanti storici del Cabanyal. Nel suo girovagare lento, Cirianni, traduce in suono l’anima del quartiere, fino al suo epilogo verso il mare – amico e nemico della popolazione di pescatori – . Le riprese, avvenute in seguito al primo lockdown causato dalla pandemia mondiale da Covid-19, raccontano inoltre il difficile rapporto che queste zone della città hanno avuto con il virus, la rapida e incontrollata decrescita economica e la dilagante disoccupazione. L’esito di questo pellegrinaggio è desolante:   nessuna risposta dalle case fantasma, in cui Cirianni vede un riflesso di quelle presenti in tutte le nostre città.

P u e b l o

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N u e v o

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