PRESA MULTIPLA + OSSERVATORIO FUTURA
Disclamair: Mash-up nasce dall’incontro di Osservatorio Futura + Presa Multipla. Abbiamo deciso di riunirci attorno a una tavola rotonda virtuale e riportare i nostri deliri che si sviluppano attraverso alcune parole chiave. Mash-up vuole unire diversi campi d’espressione critica, curatoriale nella visione che l’unica declinazione possibile per l’arte contemporanea sia di un’entità ibrida. La volontà è di condividere temi attuali per decostruirli e ricostruirli, creando visioni parallele e indipendenti che confluiscano in conversazioni orizzontali e condivise. Vi consigliamo la lettura accompagnata da brani di nostra selezione, pertinenti con il tema trattato. Un’idea comune, in una centrifuga, un Mash-up!
Mash-up – Brano 1
Brano consigliato per la lettura – al volume più alto che puoi o dentro le cuffie:
Il tema del primo incontro è Territorio / Extra-territorio; affrontato perché riguarda proprio la modalità delle nostre conversazioni extra-territoriali. Abbiamo creato un ponte tra di noi, necessario soprattutto in questo periodo, perché realtà come le nostre devono incrociarsi e non scontrarsi. La parola ponte ci riporta subito a qualcosa di fisico, eppure oggi siamo costretti a vederlo in modo figurato. Il treno che ci muove, tra Piemonte e Lombardia, è un extra-territorio, è una soglia che si supera, una sorta di frontiera ideale dove si costruiscono delle cose. Quindi è importante sottolineare l’importanza della fisicità di questo progetto nonostante il distacco forzato. Ogni volta che ci sediamo alla nostra tavola, oggi su Zoom, è come prendere il treno, incontrarsi, abbracciarsi con distacco, i gomiti: applicare le nuove modalità di avvicinamento.
Aumenta la volontà di incontrare l’altro. Si crea una tensione positiva verso l’altro che deriva dall’impossibilità di sfiorare la persona con cui conversi o guardare dal vivo i movimenti del viso, stanchi di interagire attraverso le videocall. La questione è il territorio, non solo fisico ma anche mentale.
Il digitale ci permette questo slittamento, è il ponte che utilizziamo, lo sfruttiamo per questo, un luogo \ non-luogo, ma sarà comunque, poi, necessario approdare a qualcosa di fisico. Questo treno che effettivamente ci sposterà da una regione all’altra potrà essere l’inizio di questo ponte, di questa frontiera.
L’importanza di quello che stiamo facendo vorremmo emergesse in questo stato ibrido di distacco e, contemporaneamente, di avvicinamento.
La frontiera non è luogo di separazione, ma di creazione – grazie a pensatori come Marc Augè e Gloria Anzaldúa, la frontiera diventa un punto di passaggio in cui si crea un’ibridazione che è fondamentale soprattutto in questo periodo. Non è più un muro, una parete da attraversare, ma è qualcosa in cui si realizza e si fermenta. Il nostro incontro è – in qualche modo – una frontiera dove incontrarsi, e creare due visioni nel digitale che si fondono, che mescolandosi creano una terza visione per chi sta leggendo. La nostra frontiera, la nostra linea, la nostra soglia, è il luogo dove facciamo germogliare le nostre idee.
Cosa significa il passaggio tra Milano e Torino? Cosa significa quel treno? Significa ponte, ma anche attraversamento verso qualcosa di nuovo e diverso. Si tratta di un’ora di treno, ma a Torino uno spazio espositivo è più facile da aprire. Il territorio di Milano modifica la nostra stessa opportunità e\o visione in questo momento rispetto a quello che potemmo fare fisicamente. Il concetto di tempo è diverso rispetto a una realtà che è a solo un’ora di distanza.
Anche la divisione tra colori delle regioni rende tutto temporaneo, perché la situazione si ribalta di “Il concetto di frontiera rimane ricco e complesso. Non significa necessariamente divisone e separazione. Forse l’ideale di un mondo egualitario non passa dall’abolizione di tutte le frontiere, ma dal loro riconoscimento.” Così, si aggiunge anche il tema della frammentazione. Una micro-territorialità con regole disegnate sul territorio.
Marc Augè, nella prefazione de Nonluogo:
Il concetto di frontiera rimane ricco e complesso. Non significa necessariamente divisone e separazione. Forse l’ideale di un mondo egualitario non passa dall’abolizione di tutte le frontiere, ma dal loro riconoscimento.
Augè contrappone la globalizzazione, che appiattisce, alla frontiera, vista come separazione, ribaltandola, vedendo in essa la possibilità, un segno del territorio in cui germogliano delle cose. Il termine globalizzazione sulla scena mondiale, gentrificazione sul piano della metropoli. Gli stessi concetti possono essere traslati sulla città utilizzando il termine gentrificazione.
A gamba tesa: Noi siamo italiani solo fuori dall’Italia – abbiamo poco patriottismo sano, forse per la forma dell’Italia, così allungata. È strano notare, ancora oggi, l’importanza della regionalità, differenza nord\sud. È assurdo pensare che le Marche vietino la prescrizione della pillola abortiva (1), come già fatto dall’Umbria e come aveva provato a fare il presidente della regione Alberto Cirio in Piemonte. Questo ci fa capire che queste frontiere esistono e che non esiste una legislazione unica. Siamo molto lontani da avere un territorio unito.
Osservatorio Futura – Presa Multipla si piazzano su una frontiera, che chiamiamo extra-territorio, perché non si trova né a Milano, né a Torino. Ma siamo nel mezzo, siamo in questa frontiera digitale\ideale, vogliamo fare germogliare qualcosa, ribaltando il concetto di frontiera.
Presa Multipla – Osservatorio Futura abbattano queste frontiere e istillano pensieri positivi.
Gino De Dominicis:
Io sono sicuro che voi siete (e sempre sarete) all’interno o all’esterno di questo triangolo (2)
Collegamento sia visivo che concettuale all’oggi. Un triangolo tracciato per terra, che delimita un territorio, un confine. I confini che si creano e che sono invisibili, se escludiamo la traccia che si lascia per terra. Il dover essere posizionati in un punto, piuttosto che in un altro, ma di essere comunque tutti quanti posizionati. Questo desiderio di spostarsi da una parte all’altra viene amplificata dalla situazione pandemica. Mai come prima di ora, la divisione mentale\fisica si è dilatata e, allo stesso tempo, assottigliata.
Nel primo periodo pandemico vi era una ricerca del contatto mentale\fisico attraverso l’uso delle videochiamate con amici: costretto e constante. Piano piano, vi è stato un odio per questi mezzi. Si è odiata la modalità e la finta presenza. Così come, paradossalmente, non se ne può fare a meno.
Il digitale ha questa doppia valenza, ci da la possibilità di questo incontro, eppure essendo nativi della presenza non ci basta. Stiamo parlando come se fossimo in presenza, ma non lo siamo. È e non è la stessa cosa allo stesso modo. È emblematico come si parli continuamente di questa attesa di presenza, il treno, lo spostamento, il mezzo, le videochiamate, l’extra-territorio che però è segnato, una presenza nel presente.
Tutto verte sulla dimensione dell’attesa.
L’ambito l’artistico sintetizza, e ha sempre parlato di extra-territorio mentale, prima che fisico. L’immaginazione e la creazione nella formatività di un’opera d’arte è proprio il dire, il chiamare, un territorio, perché l’esigenza effettiva di creare, di formalizzare, di avere una fisicità, passa attraverso questo territorio strano che è l’immaginazione artistica, quindi poi l’opera d’arte. L’opera d’arte nella sua fisicità è territorio. Come l’arte che attraversa questa frontiera rimanendo in un territorio: un territorio di mezzo.
L’online diventa un extra-territorio, però il territorio mentale è un territorio che entra in contrapposizione nel digitale. Il digitale, extra-territoritoriale, è come un flusso di idee, o un veicolo per questo flusso, c’è stata una spinta entusiastica per i progetti su web. La vera sfida è capire cosa succederà a questi stessi progetti in digitale, quali saranno le nuove sfide per gli stessi. Presto si dovranno fare i conti con le cose più pratiche, con gli spazi fisici, ritorno all’azione sul territorio.
Lo spazio digitale conviene anche dal punto di vista economico: nel digitale si possono raggiungere canali che altrimenti sarebbero difficili. Con il ritorno al fisico, commistionandolo con l’uso che si è fatto del digitale, si può avere una valenza positiva. Perché il solo digitale significa affidare tutto a delle presenze\non presenza, a una community fatta di numeri, di soli followers.
Osservatorio Futura è partito con una piattaforma digitale che si rivolge a tutto il territorio italiano, potenzialmente a tutto il mondo, ma scrive in italiano, quindi si rivolge al territorio nazionale. Successivamente passa al costituirsi come associazione e allo spazio fisico, per operare e per poter agire sul territorio di Torino. Così facendo si è ristretto il campo d’azione, facendo un procedimento inverso. Stessa cosa avviene per Presa Multipla.
Mash-up si muove in questa territorialità, non è del tutto fisica o presenziabile, è una territorialità astratta.
Similmente succede nella Land-art: ci sono delle opere che esistono solo perché tu sai che esistono, perché l’artista le ha fotografate. Perché difficilmente le si può andar a vedere. Si parla solo del ricordo, di documenti, dello studio. Emblematico di una presenza\non presenza.
Franco La Cecla parla di surrogati di presenza. Noi siamo la generazione del surrogato di presenza. Il bosco verticale è un surrogato di vita contadina in città, la videochiamata è un surrogato dalla presenza, lo spostamento in aereo è un surrogato di movimento. Non vedi il territorio perché non lo attraversi fisicamente, ti addormenti in un posto e ti svegli in un altro. Siamo la generazione di questo distacco, di questo slittamento, per noi è ovvia la sostituzione di spostamento in quanto movimento immediato da un posto all’altro, o attraversare in modo immediato con una videochiamata. Ma non è così ovvia per la natura dell’uomo.
Siamo, anche, la generazione di dissociati – per questo motivo – Franco La Cecla paragona il fatto che per noi una chiamata\videochiamata è una presenza effettiva, come chi va a trovare “qualcuno” al cimitero. Non esiste, non c’è, non è lì. È una dissociazione, entri in una dimensione che non esiste.
Le obversioni di Marco Senaldi, tutte diverse tra di loro, giocano sul concetto di ribaltamento. Il concetto di Obversione è proprio questo, una doppia negazione che porta a un nuovo significato nel cui interno sono presenti le due negazioni iniziali.
Potreste leggere questa conversazione quando uno di quelli che ha contribuito a scriverla è morto. Qui sta il capovolgimento di senso che il mezzo può avere, perché ti stai affidando a una presenza che non è una presenza, e in quella doppia negazione c’è tutto il senso del mezzo. Concetto fondamentale per capire tante cose che si verificano nel contemporaneo. Per questo il digitale deve essere inteso come un mezzo.
Da questa frontiera, il nostro luogo di mezzo, ci lasciamo chiedendoci: Torino guarda a Milano, Milano guarda a Torino?
NOTE:
- https://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Marche-no-a-somministrazione-pillola-abortiva-Ru486-nei-consultori-80c06738-ed3b-4a08-9270-10efc63cb436.html
- Opera del 1970. Nastro adesivo nero, 400 × 400 × 400 cm. Collezione privata, Bari.
BIBLIOGRAFIA
- Gloria Anzaldúa, Borderlands/La Frontera: The New Mestiza 1987, 4th ed., Aunt Lute Books, 2012
- Marc Augè, Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità, 1996. Traduzione di Dominique Rolland. Elèuthera, Milano
- Marc Augè, Tra i confini: città, luoghi, integrazioni, 2007. Bruno Mondadori, Milano
- Franco La Cecla, Surrogati di presenza. Media e vita quotidiana, 2006. Arnoldo Mondadori Editore, Milano
- Achille Bonito Oliva (a cura di), Gino De Dominicis. L’immortale, 2010. Mondadori Electa, Milano
- Marco Senaldi, Obversione. Media e disidentità, 2014. Postmedia Books, Milano