OSSERVATORIO FUTURA
Questo testo probabilmente non serve a chi ci conosce personalmente. Ma, a qualche giorno dall’inaugurazione del nostro spazio espositivo nuovo di zecca, ci sembrava comunque doveroso cercare di fare una sorta di resoconto. Una rendicontazione di pro e di contro; di ciò che di positivo e negativo è stato fatto da quando Osservatorio Futura, neonato settembrino, è uscito timidamente (ma non troppo) nel marasma digitale post pandemico (non che prima, il web fosse una landa desolata).
Per chi c’è stato, per chi ci sarà, o per chi non verrà comunque… questo dialogo fra noi e Voi ha il retrogusto di una dedica a un amore fugace estivo: di una passione repentina e totalizzante.
Martedì abbiamo avuto l’amplesso, e in questi giorni, cerchiamo di continuare la luna
di miele.
Abbiamo invitato un po’ di artisti nello Spazio ha finalmente aperto le porte e si è mostrata a tutti quanti voi. Come inaugurare una nuova stagione espositiva se non con una festa?
Quando abbiamo invitato il Bastione, al nostro solito abbiamo lasciato carta bianca: “ci piacerebbe agiste in piena autonomia, pensando ad interventi vivi e liberi durante i giorni del long opening”. Ecco allora una macchina parcheggiata di fronte allo spazio espositivo, altro luogo di incontro e punto focale dell’evento. Un moderno falò. Tra canzoni, spot pubblicitari ed echi creati ad hoc dagli stessi artisti… la vita. Caramelle impacchettate – con un packaging studiato per l’occasione – sono state distribuite alle persone lì presenti e, una volta scartate, hanno rivelato la loro essenza (dovevate esserci per cogliere!).
Insomma, gli artisti del Bastione hanno creato un qualcosa che nemmeno noi sapessimo di volere ma che, una volta manifestatosi, non potevamo più farne a meno.
Dentro lo Spazio collisioni e sinergie inaspettate, non studiate, si sono rivelate. Artisti inaccostabili hanno condiviso la stessa porzione di muro, di pavimento, di mensola. E
dall’esplosione è nato il fuoco d’artificio. Davide La Montagna, IDEM Studio (Samuele Pigliapochi, Angelo Spatola, Ruggero Baragliu), Marco Curiale e Giuseppe Mulas. Davide Sgambaro, Giulio Alvigini, Gionata Girardi e Betty Salluce. Capite cosa sto cercando di dire.
L’allestimento non è stato pensato a priori, ma è nato in maniera naturale, ascoltando soprattutto il volere degli artisti, e non senza un grado di: chi prima arriva, prima allestisce, e prima si sceglie l’angolo preferito, muovendosi su di una linea che setaccia il democratico e l’infantile (la zona rossa ci ha ‘costretto’ a ragionare in questi termini, d’altronde). Rosario Calabrese, Niccolò Calmistro, Giulio Saverio Rossi e Giulia Cotterli. Andrea Como, Chiara Lombardi, Danilo Sciorilli e Ottavia Plazza.
Non abbiamo voluto ragionare su dove piazzare l’opera alla parete, ma abbiamo voluto creare delle relazioni, riportando i luoghi fisici di aggregazione al centro.
Aprire lo spazio espositivo con una mostra di ricerca, o tematica, selezionando uno o pochi altri artisti, ci avrebbe lasciato un retrogusto amaro in bocca. Effettuare una scelta, all’inizio, comportava dei rischi e soprattutto dei limiti che noi non vogliamo porci.
Ma cosa fare, allora? Avremmo potuto chiamare tutti quelli che in questi mesi sono stati
approfonditi sulla piattaforma digitale? È vero, siamo fisiologicamente dei sognatori, ma abbiamo ben in mente la reale fattibilità delle cose. Ecco che una scelta meno drastica e più fattibile in termini realizzativi ci sembrò quella di chiamare gli artisti “torinesi”, o che comunque si muovono spesso sulla città, con cui avevamo lavorato o con i quali, da qui a breve, avremmo collaborato, dove era già implicita un’impostazione progettuale continuativa, nonché di conoscenza e di amicizia. Ecco allora Erik Saglia, Marco Schiavone, Francesca Arri e Marco Bacoli. Raja Khairallah, Davide D’Ambra, Raffaele Cirianni e Luca Rubegni (l’unico nonaTorino – come gli abbiamo ripetuto come un mantra scherzoso in questi giorni – ma che si è fatto i km per venirci a trovare e ci auguriamo torni presto per restare)
L’idea di partenza era quindi, fin da subito, divisa a metà: trasformare lo spazio in una sorta di magazzino; oppure tradurlo in una casa museo, come se fosse la dimora di un collezionista. In una sola parola: bordello.
Di conseguenza, l’idea di utilizzare e rendere fruibile al pubblico anche la parte retro, dell’ufficio e del bagno, ci sembrata funzionale per guadagnare Spazio necessario, ma soprattutto per ribadire il momento di condivisione e aprire il luogo in cui tutti i giorni lavoriamo con passione.
Davide Robaldo, Woc, Luca Olivieri, Francesco Sollazzo e Claudio Zorzi, dunque.
Lo stesso catalogo è frutto della condivisione con altri giovani curatori che fino ad oggi ci hanno dato un supporto attivo lavorando insieme a noi al progetto editoriale in digitale. Quest’ultimo è stato infatti inteso alla stregua del progetto espositivo: luogo aperto e d’incontro per giovani curatori, pronto per custodire le firme di chiunque volesse donarle. Presa Multipla (Francesca Greco, Federica Mirabella, Manuela Piccolo), Anna Casartelli e Alessio Moitre. Infernotto (Francesca Cerutti, Irene Coscarella e mitikafe), Federica Fiumelli ed Eleonora Savorelli. E ovviamente, noi di Osservatorio Futura, desiderosi di partecipare a questa grande – prima – condivisione di anime plurali-individuali. Tutto ciò è stato possibile grazie al lavoro certosino di documentazione di Alex G. Iosub e al progetto grafico di Marco Cerminara, vecchi amici che sono stati fondamentali sin da subito nella progettazione del sito e delle grafiche.
Ritornando al punto di partenza: chi ci conosce personalmente non ha bisogno di (ri)sentirselo dire. Però, in questi tempi, bisogna continuare a tenere botta, prendere una posizione, netta e decisa. Decidere di inaugurare il progetto ci sembrava una pazzia. Diventare Associazione Culturale un delirio. Lo spazio espositivo… da TSO.
E infatti ci hanno detto “dovete essere pazzi a scommettere su un periodo del genere” , ma noi – che abbiamo poco da perdere – abbiamo deciso di sfidare apertamente la sorte, perché ci crediamo sul serio, e oggi non potremmo essere più felici di averlo fatto.
Che tanto, a dirla tutta, nemmeno prima del Covid il mondo culturale in Italia è mai stato una pianura soleggiata, in particolare per noi giovani.
Ecco perché consideriamo tutto il progetto, e il primo evento espositivo, come un gesto politico. Abbiamo invitato un po’ di artisti nello Spazio e continueremo a farlo, cercando di (ri)puntare i riflettori sui luoghi di dialogo, sugli spazi culturali, in un momento in cui le parole ridondanti sono ben altre.
Se non ci riusciremo più (e come noi, tanti altri), vorrà dire che moriremo.
Senza saperlo. Ma non senza reagire.
Bentrovati ad Osservatorio Futura.
Potete scaricare il catalogo della mostra o prenotare quello cartaceo, le cifre simboliche a cui lo vendiamo ci permettono di coprire i costi di produzione e ci aiutano nella nostra mission: promuovere e valorizzare la ricerca artistica contemporanea!
Tutte le foto sono di Alex G. Iosub