ERMANNO BROSIO X FRANCESCA VITALE
Ermanno Brosio nasce nel 1995. Formatosi tra Torino e Milano, dove fila la trama della sua pratica intrecciandola con l’ordito di Italia90. La sua tecnica artistica spazia dalla pittura alle cuciture, creando con la prima una stratificazione di livelli, mentre sul tessuto agisce sottraendone colore; entrambe si manifestano come cancellazioni. La sua evoluzione compie un perfetto circuito che nasce dalla rappresentazione figurativa dell’essere umano, per arrivare a mostrare le tracce che quest’ultimo lascia.
Nell’ultima domanda, Ermanno mi spiega l’importanza di un altro elemento fondamentale nella sua produzione: la parola.
È proprio da questa che nasce la sua idea di progettare un glossario, dove vengono definiti i processi e gli atteggiamenti nell’arte, disponibile cartaceo contattando l’artista, di cui troverete qualche stralcio al fondo dell’intervista.
Francesca Vitale: Quali possono essere considerate le tue origini artistiche passando dai tuoi studi fino alle personalità che più ti hanno ispirato?
Ermanno Brosio: Ho studiato a Torino e Milano, nelle rispettive accademie. I miei maestri sono molteplici, quando guardo un cielo notturno pieno di costellazioni, penso che ogni stella sia la personificazione di un uomo. Allora vedo la costellazione dei maestri pittori, dei cineasti e dei pensatori.
In base al mio momentaneo posizionamento alcune sono più vicine e altre più distanti, ma la stella polare, sempre ben illuminata, porta il nome di Andy Warhol.
F.V.: So che sono varie le tecniche che utilizzi e che hai utilizzato. Nascendo dalla pittura come si è evoluto poi il tuo fare arte?
E.B.: Nasco dalle viscere della pittura, dopo un uso canonico degli strumenti ho voluto fare un’arte che aderisse alle cose, nella quale non c’è differenza ma coincidenza tra il fuori e il dentro. Per questo ora cucio la tela al tessuto che porta con se i segni del suo uso precedente, per poi unificare i due elementi con strati di pittura. Le cuciture sono l’unione della divisione, il tenere insieme il separato. Il processo è prestabilito, ma con una infinità di variazioni nelle forme che cucio insieme.
FV: Come è successo con le tue tecniche anche i soggetti delle tue opere sono cambiati nel tempo?
E.B.: Ho sempre lavorato mettendo i corpi e i gesti della figura umana al centro dei quadri. Concettualmente il lavoro non è cambiato, l’uomo è sempre protagonista, che sia soggetto rappresentato o consumatore dell’opera, è per mezzo della sua sensibilità che il mondo viene esaminato. Non ho più ritenuto necessario disegnare ancora e ancora la fisionomia umana, ma raffiguro le sue orme e le sue suole, i suoi tessuti di lontana provenienza e infinito intreccio, proprio come la nostra storia. Mi importa più la mutazione che la stabilità, più l’indeterminatezza che la certezza, per questo non smetto di guardare i dettagli ricchi di perfette imprecisioni.
F.V.: Pensando anche al tuo “glossario” ti chiederei quanto sono importanti le “parole” nel tuo lavoro?
E.B.: Le parole servono per dare un nome alle cose, attraverso loro accresciamo la confidenza con l’oggetto, con le parole (pensiero) si crea un ragionamento sulle immagini, è la vista dunque il senso fondante. Non credo che le immagini siano esplicitazione di un ragionamento discorsivo, ma l’esatto contrario.
Da pittore guardo le parole prima nella loro forma estetica, poi sonora e infine arriva il significato, che spesso è la somma di tutti i livelli. Per questo considero gli epigrammi come se fossero disegni.
F.V.: Essendo appassionato di moda, mi riferisco sia ai tuoi lavori, sia alla tua collaborazione con il brand di Italia90, come hai reso i tuoi lavori un ibrido tra moda e arte?
E.B.: Non vedo frontiere delineate, probabilmente perché nel mio quotidiano non ragiono a compartimenti stagni, ma affiorano diverse connessioni. Il punto di unione più prepotente è il modus operandi: osservando i processi di creazione dei maggiori artisti del XX secolo e dei più importanti designer (non solo) odierni ci si accorge che le pratiche spesso coincidono. Questo ho provato a spiegarlo a parole, scrivendo un breve glossario che definisce le ordinarie attività. Che cos’è l’uomo se non il suo lavoro?
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