Alice Mestriner e Ahad Moslemi
a cura di spazioSERRA
Dal 13 settembre spazioSERRA, all’interno della stagione espositiva venerazioneMUTANTE, ospita materiaprima, mostra che vede come protagonista il giovane duo artistico formato da Alice Mestriner e Ahad Moslemi (sul cui lavoro è già presente un approfondimento qui su Osservatorio Futura).
“La polvere è frutto del disgregarsi di qualsiasi elemento che, secondo la storica affermazione di Lavoisier, torna in seguito a plasmare e ricomporre nuova materia. Se si dovesse trovare un sinonimo, questo sarebbe infatti Materia: una materia prima, invisibile, che percorre autostrade a noi invisibili e sconosciute e genera infine nuova vita” scrive Edoardo De Cobelli nel testo critico che accompagna la mostra. Ed è proprio la polvere l’elemento centrale della ricerca dei due artisti, nonché la protagonista di questa nuova mostra, inserita nella programmazione del festival degli spazi e studi d’artista Walk-In Studio e della Milano Art Week e visitabile nello spazio espositivo all’interno del passante ferroviario di Milano Lancetti.
Ho chiesto ai curatori della mostra e ai due artisti di raccontarmi qualcosa sullo spazio e sui lavori esposti, nelle righe che seguono potete leggerne di più.
Virginia Valle: L’ultima volta che abbiamo chiacchierato su Osservatorio Futura era il 10 febbraio. Come si è evoluta la vostra ricerca artistica da quel momento?
Alice Mestriner, Ahad Moslemi: Quello che ci ha mossi nell’ultimo periodo è stato l’incontro con il libro di uno scienziato/filosofo (una cosa strana ma molto comprensibile, soprattutto quando si parla di fisica quantistica e di cose invisibili alla nostra percezione ma più che esistenti!). Questo autore è Jean Emile Charon e il titolo del libro è Morte, ecco la tua sconfitta. In particolare, c’è un pezzettino in cui lui cita una lettera che Diderot scrisse a Sophie Volland, nella metà del 1700, in cui l’autore osserva e critica come: “accostando due cellule morte si possa creare la vita”. Per noi è sicuro: accostando due cellule morte si crea vita e si attira vita e le nostre osservazioni muovono dall’analisi della polvere. La polvere non è il luogo della morte o della vita, la polvere è la vita che coincide con il tempo e la trasformazione. La polvere è un luogo comune, un nome collettivo con cui non-si-identifica un insieme di frammenti. La polvere è un’archeologia e un archivio di storie convergenti e mutate. E in più, la polvere è lo spazio del tempo, è la convergenza di passato presente e futuro.
Per noi questa riflessione è stata un rimando, una visione che ci ha riportato direttamente al nostro materiale poiché all’interno di quest’ultimo gli elementi interagiscono insieme come interagiscono insieme nel mondo, nell’universo; come gli atomi arrivano a interagire assieme proprio perché si accostano e si attraggono l’un l’altro grazie alla loro forza magnetica e alla loro compatibilità o repulsione. L’aggregarsi di tante cellule dà luogo così a una forma e conferma la sua affermazione e rappresentazione nel mondo.
Il discorso che ci affascina è quello della polvere come un’archeologia, come un archivio di tracce che mostrano e rappresentano i diversi tempi contemporaneamente, interagendo all’unisono. Questa è stata la chiave che ci ha fatto mettere insieme il tutto. Questa sorta di materia, energia, forma, atto, morte e vita ancora, è una concatenazione.
Diciamo quindi che in quest’ultimo periodo ci siamo concentrati sul materiale stesso; sul cercare di capire che cos’è la polvere e come si crea, da dove proviene e a cosa serve la polvere, che contrariamente a quel che può sembrare non è affatto una domanda stupida ma essenziale su cui riflettere. Difatti stavamo leggendo alcuni articoli in merito alle funzioni della polvere nel mondo e in realtà, contrariamente a quanto si possa pensare, è un elemento, un materiale quasi fondamentale. Questi studi forse non sono ancora stati dichiarati apertamente però stanno cercando di confermare l’influenza della polvere sulla formazione delle nuvole e sul ruolo che gioca nelle precipitazioni atmosferiche. Geeta Persad, scienziata del clima presso l’Università del Texas afferma che le nubi di polvere e sabbia non sono catastrofi apocalittiche ma contrariamente eventi che si sono sempre verificati nel corso della storia, considerandole delle piogge fertilizzanti, soppressori di tempeste e jolly del clima. Ma ancora, la polvere e i gas che generano le nubi interstellari che consentono la formazione di nuove stelle, passando da nubi a stelle continuamente e, al termine della loro esistenza, tornano nuovamente a costituire nubi, costituendo il materiale di partenza per una successiva generazione di stelle. Un ciclo di vita, morte-trasformazione. Perciò diciamo che tutto è causato dal lato invisibile ma presente del mondo. La potenza, la materia, la dynamis, e la FORMA. La forma è l’atto, l’energia che mette assieme. Un collante.
Inoltre abbiamo anche approfondito un’altra cosa che non conoscevamo ovvero il Saharan air layer, uno strato spesso 3 km composto da sabbia e polveri sahariane che avvolge tutta l’atmosfera. Questa pellicola che circonda il mondo e che si intensifica in alcune zone, serve ad attutire le piogge in alcune zone tropicali attutendo problemi di irrimediabili alluvioni che spazzerebbero via tutto. È una cosa paradossale, a volte crea precipitazioni e altre volte tampona alluvioni. È sempre presente questo gioco di ambivalenza nella polvere: vita e morte.
In questi ultimi mesi abbiamo avuto anche modo di vedere come ci siano dei micro-organismi, degli insetti quasi invisibili, che continuano a trasformare la polvere. Una cosa particolare che ci è capitata è stata quando abbiamo lasciato della polvere su alcuni piattelli, ritrovandoli dopo qualche mese attraversati da piccole orme, percorsi e accumuli di polvere ingiustificabili, creati da piccoli insettini. Così questo elemento così vivo e che si trasforma costantemente è una cosa che ci sta dando da fare, speriamo presto di riuscire anche ad analizzare tutta quella parte della polvere che al nostro occhio risulta invisibile.
La polvere, come il vuoto, sono costantemente vittime di problemi percettivi, deficit o limiti del nostro modo di percepire. Ma perché li accostiamo? Il vuoto è un altro elemento che proviene da un errore percettivo/linguistico umano, quindi da un deficit della nostra percezione. Gli scienziati stanno cercando di arrivare a definire il vuoto ma sembra essere una missione impossibile proprio a causa della presenza della polvere al suo interno. Quindi ecco questo accostamento tra la parte visibile e la parte invisibile del mondo.
A spazioSERRA abbiamo creato un tavolo di ricerca come si può ritrovare nel nostro studio di Treviso. Abbiamo formato un piccolo accumulo di polvere per far notare come essa sia un elemento che molto spesso non si vede ma che ha effetti sul mondo; arriviamo a percepirla soltanto nel momento in cui si accumula assieme.
Recentemente, grazie anche a un corso che abbiamo frequentato, ci stiamo concentrando su quella che abbiamo definito “l’estetica dell’immortalità” e quindi la polvere, in un certo senso. Al suo interno abbiamo scoperto i Water Bears (Tardigradi, in italiano): insetti contenuti all’interno della polvere che sono immortali e si trovano ovunque. La loro morte spesso è solo apparente, è come se si mettessero in stand-by in attesa di una condizione migliore in cui vivere. Addirittura sono state mandate delle sonde su Marte e nello spazio e hanno ritrovato, al momento del ritorno, i tardigradi sopra la navicella, accorgendosi che anche all’esterno del nostro pianeta esistono questi animali. È un mondo dei piccoli ed è proprio su questo che adesso ci stiamo concentrando.
V. V.: La mostra materiaprima ospita una vostra installazione site-specific, di cosa si tratta?
A. M., A. M.: Nella mostra abbiamo ripreso il discorso sul vuoto, su ciò che è visibile o invisibile e connettendolo a ciò che è un deficit della nostra percezione. Ci ha interessato il concetto di forma e capire che cosa sia e come si arrivi a crearla. L’ idea era quella di creare una visione, una zoomata, attraverso la quale è possibile vedere e sentirsi all’interno del motore d’azione di tutte le trasformazioni e le mutazioni della materia. Esperire il microcosmo, apparentemente indifferenziato, all’interno del quale tutto si origina, per poi ricadere nella sua trappola. La polvere è principio, presenza e fine assieme. Possiede un movimento temporale che è spiraliforme, ed in ogni suo istante mostra la progressione della materia. Essa è e possiede un’energia che si espande a cerchi concentrici e prende concretamente forma e origine in un punto. Il punto, (”il granello”), è la sua parte costitutiva più elementare. La prima parte del tutto. Per questo motivo, ancora l’antica Grecia, associava al punto il primo numero intero l’1. Il principio di tutte le cose. Il punto è l’elemento formatore che consegue in molteplici trasformazioni e che originano lo spazio e il tempo. Il primo risultato avviene con la successione e l’accostamento ordinato di una serie di punti che danno vita alla linea, seguendo con la generazione di superfici e solidi, denominati e rappresentati attraverso i numeri: 2, 3, 4. Ovvero la retta, la superficie e il solido. La realtà è una costante di trasformazioni invisibili e innegabili. Abbiamo messo in luce questa relazione invisibile che genera il mutamento accostando alla realtà tangibile, quella ”immateriale” e non visibile. Mostrando in realtà che quell’invisibile parte del cosmo, che noi per nostro deficit categorizziamo come tale, in realtà se aggregata assieme mostra la sua materialità. Ovvero il risultato della loro cooperazione. Queste particelle hanno la caratteristica di propagarsi nello spazio e andare ovunque esse vogliano. Sono l’invasore del mondo per eccellenza. Il mondo è ai suoi piedi e costituisce inoltre la sua stessa corporeità. Il risultato sarà il rapporto tra visibile e invisibile, tra l’essere in potenza e l’essere in atto, incarnato nella polvere, il posto dove convivono assieme. Il posto della formazione e della potenzialità della vaghezza: l’informe in formazione. Il divenire del mondo è sopra ai nostri mobili, sulla nostra pelle, sopra al nostro letto, sull’erba del nostro giardino. La mutazione è onnipresente e intrinseca ad ogni cosa e momento dell’esistenza. Vorremmo organizzare e dare ordine a questo micro universo polveroso attraverso la geometria elementare. La realtà è un insieme di “punti”, atomi, organizzati secondo un ordine per dare vita a tutta la tridimensionalità del mondo. Abbiamo deciso di ricreare attraverso la polvere i cinque solidi platonici: il tetraedro, il cubo, l’ottaedro, l’icosaedro e il dodecaedro. Anticamente si pensava che questi solidi costituissero la struttura elementare del mondo e rappresentano anche la sua origine. Le filosofie greche del passato hanno associato a ciascuno di essi, causa le loro caratteristiche strutturali, un elemento fondamentale come: il fuoco, l’aria, la terra, l’acqua e l’etere. Questi solidi geometrici, che abbiamo proposto sono realizzati interamente di polvere, e attraverso il loro stesso peso strutturale e le caratteristiche del materiale stesso, subiranno delle alterazioni, deformazioni e distruzioni. Ritornando mano a mano all’interno dello stesso accumulo che li ha creati.
Tutti questi giochi di superfici e di dimensioni non sono altro che l’accostamento di materia e quindi di forma, che si creano mettendo insieme diversi atomi e molecole.
Abbiamo voluto giocare su questa contrapposizione tra origine, fine e presenza perché poi effettivamente queste forme sono lì presenti ma al loro interno, anche in maniera invisibile e impercettibile, si verificano costantemente delle mutazioni. Quello che abbiamo fatto è stato creare delle forme, i soldi platonici, con una pasta di zucchero e di polvere. Lo zucchero attrae, nutre e stimola tutti quegli insettini che sono già contenuti all’interno della polvere e poi, allo stesso tempo, perché subisce anche delle variazioni e trasformazioni dall’esterno che possono essere date dall’umidità piuttosto che dalla sua assenza.
Queste forme sono un esperimento anche da parte nostra, perché essendo la polvere un materiale vivo che ha una vita a sé, è difficile arrivare a gestirla e a capire quando queste forme effettivamente si trasformeranno o sgretoleranno, potrebbe volerci un mese o più tempo ma le trasformazioni al suo interno quelle che interessano a noi sono già in corso. Sono le trasformazioni che noi non vediamo quelle che ci interessano, e non solamente gli effetti/conseguenze di essi.
V. V.: Quando nasce e che cos’è spazioSERRA?
collettivoSERRA: spazioSERRA è un luogo espositivo, nato a Milano nel 2017, che fa parte di Underpass, un progetto di riqualificazione degli spazi all’interno delle stazioni del Passante ferroviario. Noi siamo parte di questa grande “macchina cultuale”, a sua volta inserita all’interno del progetto Artepassante, progetto di riqualificazione urbana promosso da Le Belle Arti APS e finanziato dal bando Luoghi d’Innovazione Culturale di Fondazione Cariplo.
Nel 2017 quindi spazioSERRA era, possiamo dire, un terzo paesaggio ovvero un’ex edicola rimasta inutilizzata e in stato di abbandono all’interno del Passante ferroviario di Milano. È stato poi affidato a due studentesse di Belle Arti, che lo hanno ristrutturato, imbiancato e riqualificato. Da quel momento si è poi deciso di indire un bando annuale con un tema predefinito per la promozione degli artisti emergenti.
Il collettivo effettivo nasce a settembre 2019 e comprende diverse menti. Non abbiamo tutti un background artistico, infatti ci sono architetti, addetti della comunicazione, artisti, grafici e web designer. Dopo esserci consolidati come collettivo, abbiamo dato il via alla stagione espositiva Horror vacui, a cavallo tra il 2019 e il 2020.
Nell’estate del 2020 abbiamo lanciato un nuovo bando, venerazioneMUTANTE. La relativa stagione espositiva è iniziata a marzo 2021 e si concluderà ad aprile 2022.
spazioSERRA rientra all’interno della narrativa del nonluogo, concetto teorizzato da Marc Augé. Come collettivo abbiamo adattato le nostre attività a un immaginario molto particolare, che è quello del Passante, frequentato da persone che non sono i classici fruitori e protagonisti del sistema dell’arte, ma individui che vivono la stazione proprio come un passaggio, un luogo in cui una volta al mese si verifica questo incontro/scontro con una nuova mostra. Ciò che più ci piace di spazioSERRA è che ciò che accade al suo interno, e nei suoi dintorni, diventa arte contemporanea urbana e che le persone che visitano, intenzionalmente o per caso, le nostre mostre non siano il classico pubblico delle gallerie o degli spazi espositivi più convenzionali. Questo per noi è fondamentale nell’ottica di un’interazione profonda e reale con il quartiere e con la città.
Inoltre, le stazioni del Passante si prestano molto a creare un’atmosfera di limbo, di nonluogo: seguendo un grande corridoio, ci si trova all’improvviso davanti a questa pagoda illuminata da un lucernaio, un luogo che sembra quasi mistico. Questo aspetto esoterico è stato sfruttato molto da alcuni artisti che hanno esposto a SERRA.
V. V.: Come viene gestito questo luogo? C’è un team curatoriale?
c.S.: Inizialmente all’interno del collettivo era presente un curatore, che ha poi lasciato il progetto. Noi membri del collettivo ci siamo quindi resi conto che avremmo voluto collaborare insieme e alla pari alla creazione delle mostre, avendo tutti un rapporto diretto con gli artisti e contezza di tutte le fasi di organizzazione dei nostri eventi: dalla grafica al libretto di sala, dalla comunicazione al web design.
Abbiamo capito che all’interno di un collettivo una figura come quella del curatore avrebbe creato una struttura quasi gerarchica, perché chiaramente avrebbe avuto più contatti con gli artisti, e non era quello che volevamo.
In occasione di ogni progetto espositivo ci facciamo affiancare da un critico esterno, che si occupa del testo critico e che lavora in sinergia con noi e con l’artista alle diverse fasi della creazione della mostra.
Anche per la struttura del collettivo che lo gestisce, spazioSERRA si differenzia da altri spazi che trattano arte contemporanea. Ci siamo voluti rendere un po’ più anarchici, cercando di portare avanti una collaborazione alla pari e sviluppando delle relazioni corali con gli artisti, che in questo caso specifico sono stati Ahad e Alice. Grazie alle collaborazioni con i critici esterni al collettivo, abbiamo avuto l’opportunità di conoscere persone e team molto validi, come Edoardo De Cobelli, nel caso di questa mostra, o i ragazzi di Balloon Project.
V. V.: Perché avete deciso di esporre il lavoro di Alice Mestriner e Ahad Moslemi e come si colloca questa mostra all’interno della stagione espositiva venerazioneMUTANTE?
c.S.: La cosa che ci è piaciuta fin da subito è stato il materiale che utilizzano gli artisti per le loro opere: la polvere. Non è comune trovare sculture realizzate con questo materiale. Ci è piaciuto molto anche il modo in cui Alice e Ahad intendono la mutazione: un ritorno al caos, al punto di partenza, un ritorno appunto alla polvere.
Nelle loro forme materiche così voluminose e importanti, la polvere assume un aspetto decisamente dicotomico, è visibile e invisibile, sembra quasi impercettibile ma in realtà compattandosi diventa estremamente visibile. Il granello, la parte costitutiva e più elementare della polvere (e qui mi rifaccio anche al testo critico di Edoardo de Cobelli), è la prima parte di un tutto, la sua materia prima. Ciò a cui tutto torna, passando attraverso la mutazione. Abbiamo trovato questo discorso estremamente adatto allo spazio e alla stagione espositiva e abbiamo deciso di chiamare i ragazzi a esporre all’interno di spazioSERRA.
Inoltre, sin da subito Alice e Ahad si sono dimostrate persone estremamente competenti, affidabili e professionali e per noi questo è stato un altro elemento fondamentale.
V. V.: In che orari e per quanto tempo sarà visitabile la mostra?
c.S.: La caratteristica interessante di spazioSERRA è che, essendo una pagoda formata da 8 grandi pareti vetrate, la mostra è visibile dall’esterno tutti i giorni, dal lunedì alla domenica negli orari di apertura del Passante ferroviario, quindi dalle 6 alle 24, fino al 9 ottobre 2021.
C’è però la possibilità nel caso qualcuno volesse entrare di contattarci:
info.spazioserra@gmail.com
3397833364
Alla realizzazione della mostra hanno collaborato: gestione e implementazione del sito web Gianfrancesco Aurecchia; ufficio stampa e pubbliche relazioni Silvia Biondo, editoria e amministrazione Virginia Dal Magro, social media Livia De Magistris, progettazione allestimenti e supporto tecnico Angelo Di Matteo, coordinamento comunicazione Massimiliano Fantò, gestione e manutenzione dei servizi digitali Nicolas North, fotografia Cristiano Rizzo, grafica Valentina Toccaceli.