UMBERTO CHIODI, MATTEO LEVAGGI, TEATRO BALLETTO DI TORINO – A CURA DI FEDERICO PALUMBO
Umberto Chiodi nasce a Bentivoglio (Bo) nel 1981, si diploma all’Accademia di Belle Arti di Bologna nella sezione pittura. Ha esposto in Italia e all’estero in gallerie e musei, le sue opere sono in importanti collezioni private e pubbliche (Collezione Bertolini, Museo del ‘900, Milano, JP Morgan Chase Art Collection, New York). Ha lavorato come illustratore nel settore dell’editoria e della moda. È docente di Arti Visive alla LABA (Libera Accademia delle Belle Arti) di Brescia. Vive e lavora a Milano dal 2007.
Genesi e concept di Over the Rainbow:
La performance si è dimostrata come un’occasione per estendere le riflessioni e aumentare le potenzialità di un modo di fare assemblaggio che Chiodi ha sviluppato subito dopo la sua personale tenutasi presso lo Studio d’arte Cannaviello (2017). Per quell’occasione, l’artista aveva cominciato a realizzare delle opere infilando e raccordando frammenti tubolari dei più disparati oggetti (giocattoli, lampadari, trofei etc.) in grado di ‘disegnare’ nello spazio ambigue linee colorate, che a tratti ricordavano lampade pseudo-funzionali e assemblaggi luminosi. Il corpo in scena viene inteso come un frammento vivo, un corpo-oggetto che può essere compenetrato per estendere la sua forma e per metterne in discussione le funzioni. Assecondando così lo stimolo di lavorare sulla contaminazione tra nuovi materiali e diversi linguaggi, da sempre punto focale nella ricerca dell’artista.
Il progetto è quindi una messa in atto di una mimesi fra oggetti, corpo e spazio. Le azioni depotenziate del corpo umano obbligano i danzatori a dialogare costantemente con una forma da attraversare, intendendolo come innesto ed estensione corporale. L’hula hoop stesso – l’oggetto congeniale date le sue qualità fisiologicamente circolari – è una sorta di matrice e ponte fra i vari i assemblaggi: a quello con il corpo del danzatore, vanno aggiunti i
vari elementi che sono presenti negli altri assemblaggi esposti. Ancora, il cerchio essendo un attrezzo tradizionale nella ginnica risulta interessante per cercare soluzioni di movimento non ortodosse o retoriche. Infine, i campanelli di diversi dimensioni inseriti all’interno dell’oggetto donano ai movimenti maggiore forza e diventando così un elemento ritmico gestito dal danzatore.
Riproposizione da Osservatorio Futura:
Over the Rainbow – Torino è dunque una riproposizione della performance tenutasi presso il Mart di Rovereto. Le dimensioni dello spazio espositivo torinese, ridotte rispetto a quelle del Museo di Trento, hanno convinto l’artista e il coreografo a rielaborare l’atto performativo. Il concept rimane lo stesso, mentre l’allestimento viene rivisto per rispondere a esigenze diverse: quasi un portale verso un’altra dimensione, capace di custodire al proprio interno un momento magico, dunque iper-simbolico e maggiormente diffuso. La presenza umana – e la sua relativa potenza sonora e di movimento – è su un palcoscenico dove linguaggi e materiali si fondono insieme, ibridandosi.