MADDALENA TESSER X FRANCESCA VITALE
Quando ho visto dal vivo un dipinto di Maddalena Tesser, immediatamente la mia mente ha sentito la libertà di muoversi in uno spazio diverso dal nostro, cosciente e immaginifico allo stesso tempo, in cui volti, corpi e dettagli umani si immergono in luoghi onirici, quasi come se ci trovassimo catapultati nella traduzione pittorica di “Sogno di una notte di mezza estate”. Maddalena Tesser, classe 1992 della provincia di Treviso, con dolcezza e trasparenza racconta a me e ai lettori di Osservatorio Futura il suo modo personale di cogliere le sfumature dell’arte, attraverso la luce, usata per illuminare dettagli che rapiscono l’occhio dello spettatore.
FV Come nasce la tua passione per l’arte e la pittura? E quali sono i tuoi primi ricordi legati a queste?
MT Dicevano che fossi una bambina curiosa. Dei ricordi d’infanzia rammento la grande energia nell’imparare a costruire, trasformare e giocare. Amavo cercare, osservare, toccare tutte le cose. Ad oggi, sono certa non sia cambiato il mio modo di vedere.
FV Com’è avvenuta la tua formazione artistica ?
MT Attraverso il disegno. Ho imparato ad esprimermi attraverso la linea. Studiando la linea dei miei maestri, fisici e immaginari, e costruendo un mio linguaggio attraverso il segno.
Ho avuto la grande fortuna di incontrare delle menti straordinarie che mi hanno guidata e dalle quali ho appreso molto di quel che conosco.
FV I tuoi dipinti “specchio nero” mi ricordano delle inquadrature close up; sono misteriosi, intriganti e, ritraendo il soggetto da dietro, anche per certi versi inusuali.
Spesso nel cinema o nella fotografia, riprese così avvicinate hanno lo scopo di raccontare qualcosa di interiore del soggetto. È così anche nel tuo caso? Ci potresti raccontare qualcosa della serie “Specchio nero”?
MT Nel dipingere questa serie di tele, pensavo a dei ritratti rovesci; di dare corpo a delle identità osservando e ricamando la corporatura, l’armatura illuminata dallo sguardo dell’osservatore. Sono delle apparizioni, dei corpi involucro che concedono uno sguardo alla loro fisicità, alla loro presenza, ma che contestualmente escludono il loro sguardo. Elle si rivolgono altrove.
Penso che la luce sia l’elemento che determina la pittura, dalla quale divengono, in comunione, cinema e fotografia: naturalmente il riferimento è esatto. Il risultato del mio lavoro è stato quello di creare una riflessione intima, mentale ed in qualche modo struggente.
FV Ho notato che i soggetti delle tue opere sono sempre femminili. C’è qualcuno a cui ti ispiri in modo particolare?
MT Le figure femminili che animano il mio lavoro appartengono alla mia sfera immaginifica. Arrivano e spariscono per poi ritornare. Compaiono nei momenti delle mie giornate, camminando, leggendo un libro o conversando con qualcuno, ma anche ricercando e osservando molto le immagini e la storia delle stesse.
FV Quali sono i dettagli su cui ti soffermi di più osservando o pensando al futuro soggetto che comparirà sulla tela?
MT Ritorna la luce. Ecco, i dettagli si manifestano ed arricchiscono nei punti in cui scelgo di far rimbalzare la luce.
FV Osservando i tuoi lavori è affascinante notare come quasi tutte le ambientazioni siano il giusto connubio tra realtà e finzione, veglia e sogno.
Ci sono luoghi da cui prendi spunto quando dipingi ?
MT Nella mente ci sono posti che abbiamo conosciuto ma che in qualche modo percepiamo come fossero altri, trasformati. Ancora, ci sono posti mai visitati dei quali conosciamo ogni dettaglio e odore. Così, immagino i miei luoghi. Li definisco come se una voce mi leggesse un racconto.
FV Quale senti sia stato il tuo più grande successo fino a questo momento? E dove punti di arrivare? O a che cosa aspiri ad essere?
MT Sono convinta che il più grande successo sia cercare la libertà, ciò che mi rende libera è realizzare immagini, quindi altri mondi. Ogni opera quotidiana è un emblematico successo che, penso mi guiderà ad attraversare la vita per approdare, magari, ancora dove non so.