BLUE LINE SECONDA EDIZIONE

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MATTEO MESSORI, ELEONORA SAVORELLI, DANIELE COLETTI X FRANCESCA DISCONZI

Una parte fondamentale del lavoro dell’osservatorio è quello di registrare l’evoluzione delle progettualità. Il fine non è un dialogo estemporaneo e una tantum con l’artista, ma al contrario, ci piace la possibilità di instaurare un rapporto continuativo, tornando più volte su progetti, ricerche e lavori per leggerne lo sviluppo fisiologico. è il caso del progetto Blue Line dell’artista Matteo Messori, a cura di Eleonora Savorelli, di cui abbiamo parlato a novembre 2020 (http://osservatoriofutura.it/blueline/) e di cui presentiamo ora la parte seconda e la collaborazione inedita con Daniele Coletti.



Francesca Disconzi: Tiriamo le somme: siete soddisfatti di come sia andato il progetto BLUELINE nella sua prima edizione? Le tue aspettative sono state soddisfatte sia da un punto di vista prettamente progettuale, che per quanto riguarda la vendita dei lavori? 

Matteo Messori: Direi che siamo molto soddisfatti! Per il lancio della prima serie ci siamo concentrati e impegnati moltissimo nel presentare, oltre che un progetto, un’idea. Oltre ad essere soddisfatto per le vendite, sono felice nel vedere che l’intero piano progettuale sia stato compreso e apprezzato da tanti. Come team ci siamo concentrati nel proporre un’idea nuova nel suo contenuto e nella sua forma finale, tenendo fortemente in considerazione il parere del fruitore e sfruttando le qualità dei materiali che abbiamo scelto per dargli nuova vita.

BLUELINE si posiziona tra l’edizione in tiratura limitata e l’opera unica, rendendo così l’arte contemporanea accessibile a tutti, sensibilizzando all’uso di materiali sostenibili per il nostro ambiente.

Eleonora Savorelli: Non avrei potuto sperare di meglio per il mio primo progetto curatoriale, ed è stato un piacere collaborare con Matteo! Sono molto soddisfatta della risonanza che ha avuto la prima edizione di BLUELINE, e di constatare quanti, tra acquirenti e realtà artistiche e artigianali, si sono interessati a questo tipo di arte, che tiene a mente il rispetto per l’ambiente e si dedica alla ricerca e diffusione di materiali ecosostenibili.

La seconda edizione ha portato diverse novità, il team si è anche ampliato: ora Daniele Coletti si occupa degli aspetti grafici di BLUELINE. Nonostante la distanza e tutti i disagi provocati dalla situazione odierna, siamo riusciti ad instaurare una buona intesa, che ci ha reso un team solido.  

F.D.: Questa edizione di BLUELINE può essere interpretata come l’evoluzione naturale del progetto presentato a novembre? com’è stato concepito e qual è lo sviluppo?

M.M.: Non so se la parola “Evoluzione” sia corretta… credo che BLUELINE sia in realtà un focus che, di serie in serie, si concentra su materiali e tecniche differenti: il concetto è lo stesso, ma il supporto cambia. Un po’ come la serie Black Mirror, in cui ogni puntata è differente, ma la cifra stilistica è la stessa.

Un’altra cosa importante che vorrei dire, è che in questa seconda edizione – a differenza della prima – ci siamo concentrati molto nell’immaginare le opere in un’ambientazione ben definita. Un po’ come i pittori di un tempo, che andavano prima a trascrivere le immagini in schizzi e bozzetti e dopo a svilupparli in studio.

Ad esempio, vicino casa, a Firenze (dove ho creato tutta la seconda edizione) c’è un parco stranissimo vicino al Museo Stibbert, dotato di una svariata tipologia di piante, una giungla in pieno centro. Tenendo conto che in questo periodo il nostro contatto con la natura è stato frenato, ho voluto elogiarla per potermi avvicinare comunque ad essa.

Fotografia di Irene Ferri
Fotografia di Irene Ferrj

E.S.: Come ha detto Matteo, non si tratta di una vera e propria evoluzione: la seconda edizione mantiene come tematiche centrali l’attenzione al riciclo, la cura verso l’ambiente, e la sensibilizzazione alla riduzione degli sprechi e ciò che cambia sono i mezzi attraverso i quali trasmettiamo questi messaggi.

Siamo molto fieri delle collaborazioni che siamo riusciti ad instaurare – ovvero quelle con Francesco Fossati e l’azienda Milanese Redacia. Il contributo di queste realtà ci ha permesso di comunicare il messaggio di BLUELINE in modo ancora più evidente. L’unione dei materiali utilizzati e la mano di Matteo hanno dato vita ad opere che sono un elogio al naturale. Nonostante entrambe le edizioni si basino su lavori pittorici, le opere più recenti coinvolgono ed incuriosiscono ancora di più l’acquirente, sia per l’utilizzo dei dettagli in cartone, sia per la texture della carta utilizzata. 

In generale, durante l’ideazione della seconda serie, ci siamo interrogati su come creare una connessione tra le due edizioni, ma anche come rendere la seconda uscita aperta a possibili e differenti trasformazioni future; ciò spiega sia il perché dell’opera pittorica, sia la presenza dei dettagli.  

Cortesia di Redacia
Cortesia di Redacia
Cortesia di Redacia

Daniele Coletti: Per la seconda edizione di BLUELINE abbiamo voluto pensare anche ad un supporto grafico per la sua comunicazione – soprattutto digitale – che potesse creare un collegamento visivo diretto alle opere, senza rubarne la scena. Per questo motivo è stata realizzata una grafica semplice, dal sapore contemporaneo, con i colori protagonisti della serie.

Parlando invece delle opere, è stato importante mantenere una continuità cromatica e formale con la precedente edizione, per restituire un’identità visiva riconoscibile, pur sempre riconducibile alla cifra stilistica di Matteo.

F.D.: So che in questa edizione di BLUELINE vi siete aperti a collaborazioni esterne. Ce ne potete parlare?

M.M.: Già! Durante la ricerca abbiamo scoperto una carta che germoglia: al suo interno, durante la macerazione, vengono inseriti dei semi attivi, che se piantati fanno crescere fiori di campo. Ho contattato l’azienda che produce questo particolare tipo di carta, il Laboratorio Artigianale Redacia, e gli ho proposto una collaborazione. Successivamente, ho chiesto a Francesco Fossati di collaborare al progetto e di poter utilizzare i colori ad olio che crea personalmente partendo da pigmenti naturali. Quest’ultimi fanno parte del suo progetto “The Wrong Colours”, chiamati così perché non sono stati testati in laboratorio, un po’ come si faceva nelle botteghe di una volta. Per me è stato davvero un onore creare tutta la seconda serie con colori che hanno un’origine naturale così evidente. Ad esempio usando il Verde Spirulina, estratto dall’omonima alga, mi è sembrato di impastare dell’erba oleosa sulla carta. Infine, c’è la collaborazione con Untitled Association, che coopera con noi in qualità di Media Partner impostando, dal giorno dell’uscita della serie, un calendario di pubblicazioni e comunicazioni, che di volta in volta verranno aggiornate con la collaborazione di Eleonora e Daniele.

Concludo col dire che senza Daniele ed Eleonora non sarei mai riuscito a lanciare questo progetto, e ciò dimostra che l’unificazione porta alla fortificazione. Come ex giocatore di Rugby, guardo al team come alla chiave per poter presentare un progetto che sia coerente e soprattutto etico.

Per BLUELINE, non ci importava ci fosse un concetto artistoide o pindarico, a noi interessava prima di tutto che fosse etico. Come ho già detto, ciò è stato possibile solo grazie a un corpo di persone che, ognuna col suo ruolo, hanno potuto dar voce a tutto ciò. Così come Redacia e Fossati, il loro ruolo è stato fondamentale nel dare alla seconda edizione l’immagine chiara e concreta di un messaggio positivo. 

The Wrong Colours, foto e progetto di Francesco Fossati, courtesy of the artists
The Wrong Colours, foto e progetto di Francesco Fossati, courtesy of the artists
The Wrong Colours, foto e progetto di Francesco Fossati, courtesy of the artists

F.D.: Dunque il tema dell’ecologia ha ancora più rilievo in questa edizione…

E.S.: Sì! Il tema dell’ecologia è stato espresso con ancora più forza in questa edizione, anche grazie alle collaborazioni che siamo riusciti a creare. Ad esempio la carta, grazie alla sua proprietà e alla sua texture ruvida, rimanda ad un certo modus operandi attento al riciclo e alla naturalità. La pratica artistica e i prodotti artigianali dialogano in questo contesto: l’arte si fa mezzo per esprimere ed evidenziare l’impegno di realtà artigianali e artistiche verso strumenti e mezzi espressivi ecologici. 

Con questa serie vogliamo immetterci con ancora più determinazione nel discorso ecologico che ha così tanta rilevanza al momento: non per moda o semplice interesse, ma poiché lo sosteniamo e crediamo fermamente sia necessaria una rinnovata attenzione verso il tema dell’ecologia. Esso non deve essere asetticamente considerato come un settore per un dibattito sterile, ma dovrebbe dare spunti per un effettivo cambiamento.

D.C.:  Credo che un’opera d’arte, come ogni altra produzione dell’uomo, debba rispondere ad alcuni princìpi inderogabili di circolarità, non solo per la sua fattezza, ma anche per il messaggio che essa è in grado di veicolare. BLUELINE esplicita questa volontà proprio perché si tratta di un progetto di sensibilizzazione: le opere si vestono quindi di materiali riciclati o ri-usati che sono dichiarativi del loro essere. L’obiettivo è quello di dialogare con artisti e amanti dell’arte in modo da poter abbracciare maggiormente il tema della sostenibilità in questo ambito, non sottovalutabile proprio per la sua potenza comunicativa.

F.D.:  Immaginate ulteriori step per BLUELINE?

E.S.: Siamo al lavoro per la prossima edizione di BLUELINE, ma al momento preferiamo non anticipare nulla.

D.C.:  Il passo successivo potrebbe essere quello di aumentare il grado di sostenibilità per far crescere la consapevolezza nel pubblico; BLUELINE potrebbe quindi richiedere il coinvolgimento di nuovi attori o – perché no – del fruitore stesso. Tuttavia credo che questo progetto sia molto organico e la forma che prenderà, pur veicolata dal tema centrale della sostenibilità, sarà influenzata da molti fattori, interni ed esterni a noi.

M.M.: Come ha detto Daniele, vogliamo aumentare il grado di sostenibilità.

Da una serie di sondaggi fatti durante la preparazione della seconda serie è emerso che al 60 % delle persone non importa che l’opera d’arte sia sostenibile per il nostro ambiente ed un numero così consistente che non può essere ignorato. Dettò ciò non voglio obbligare tutti gli artisti a fare solo opere Pro- Ambiente, per me è sufficiente che abbiano la consapevolezza di quello che stanno facendo. L’arte è una responsabilità e come tale, niente va detto o fatto per caso. 


Tutte le immagini fanno parte della serie BLUELINE e sono cortesia dell’artista e di coloro che hanno collaborato al progetto.