BLUELINE

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MATTEO MESSORI X FRANCESCA DISCONZI

Matteo Messori (Reggio Emilia, 1993) ha all’attivo una serie di mostre e collaborazioni con Gallerie. Attualmente è in residenza alla fondazione Giacomo Lercaro di Bologna.

L’artista, in collaborazione con Eleonora Savorelli e il supporto della Galleria Ramo, ha lanciato “Blueline” evento partito ufficialmente il 25 novembre in occasione della settimana del Black Friday. Esso si configura come un vero e proprio progetto di brand awareness la cui vision (uso non casualmente termini presi in prestito dagli studi di marketing) è avvicinare un pubblico inedito, proponendo un set di opere uniche e accessibili, tramite la piattaforma BigCartel. 

Parliamo di accessibilità in quanto il prezzo delle opere è calmierato in base a sondaggi e ricerche (tra addetti ai lavori e non); Il basso costo di produzione deriva dal fatto che i materiali utilizzati sono completamente riciclati, a partire dalla cartone recuperato – trattato e sagomato in A4 – fino allo smalto.

L’immaginario marketing aziendale è evidente anche nel piano di comunicazione imbastito dal piccolo ufficio stampa di Eleonora Savorelli che prevede – tra le altre cose – un codice sconto per i clienti.

Pensiamo inoltre ad artisti come Maurizio Cattelan – artista/brand per eccellenza – o Damien Hirst che recentemente ha realizzato una serie di lavori a prezzi accessibili per supportare Save The Children. 

Discutiamo con l’artista del processo e dei suoi fini.

Blueline (logo) - courtesy of the artist
Blueline (logo) – courtesy of the artist
Blueline (dettaglio) - courtesy of the artist
Blueline (dettaglio) – courtesy of the artist

Francesca Disconzi: Qual è l’intuizione che ha portato alla nascita di “Blue Line”? 

Matteo Messori: Ciò che mi ha portato a creare BLUELINE è stato l’umile bisogno di trovare una metodologia rapida e consona per un guadagno sincero in questo periodo per tutti noi difficile.

Blueline vuole essere una modo per invitare le persone a guardare all’arte contemporanea come qualcosa di accessibile a tutti e non solo a una nicchia. In più era da tempo che volevo fare un progetto realizzato interamente con materiali di riciclo: la carta, il cartone e addirittura il colore usato per la serie BLUELINE sono scarti che ho raccolto qua e là. 

Ricordo quando andai a prelevare del cartone in un supermercato vicino alla Fondazione Giacomo Lercaro (dove sono ora in residenza). I commessi mi guardavano straniti, perché mi hanno trovato in cappotto e pantaloni lunghi a rovistare tra gli scarti del loro negozio. Riguardo allo smalto invece la ricerca è stata più complessa: non tutte le mesticherie permettono al cliente di comprare colori o smalti che invece di essere in vendita vengono scartati perché difettosi. Infine, con un po’ di pazienza, sono riuscito a convincere un negozio di belle arti a Bologna a darmi alcuni colori che stavano erroneamente per buttare. 

F.D.: Esiste un filo conduttore tra i tuoi progetti precedenti e “Blue Line” o la consideri l’operazione a sé? 

M.M.: Blueline è un progetto che si sviluppa dalla mia cifra stilistica e prende una strada a sè. L’unico filo conduttore è L’Antiforma, che in questo frangente troviamo in un contesto a lei molto estraneo ma consono per quelle che sono l’estetiche che va a toccare. L’indice espografico – che delinea le tipiche raffigurazioni di una mostra all’interno di una qualsivoglia galleria d’arte – in questo caso si adatta e conforma a un’idea brandizzata, vendibile su una piattaforma online.

Mi piace pensare che questa strada più commerciale possa nel tempo essere una base per un buon autosostentamento.

F.D.: Il progetto tocca una tematica molto interessante: la necessità di avvicinare nuovi collezionisti che non necessariamente fanno parte del sistema. Credi che basti giocare sul prezzo o ci voglia una diversa educazione all’arte perché ciò si realizzi?

M.M.: Sensibilizzare e avviare un collezionismo più giovane la considero un’ardua sfida. Se vogliamo guidare il pubblico a spendere parte delle sue finanze, non possiamo non essere sinceri con loro, per una questione di rispetto. Con questo voglio dire che per educare e incentivare una vendita bisogna essere nel giusto, consapevoli del tempo che viene impiegato per osservare e valutare il proprio lavoro.

L’educazione alla compravendita è forse l’unico insegnamento perpetuo che viene indotto inconsciamente nell’uomo. Ogni giorno siamo ammaliati e stuzzicati dal consumare e in questo continuo stato di apparente innamoramento, ci ritroviamo costantemente a spendere i nostri guadagni in prodotti e beni di varia necessità. Perciò dico che quando si vuol vendere un prodotto, o nel mio caso un’opera, bisogna avere l’accortezza di esser sinceri con i potenziali clienti.

F.D.: Big Cartel è una piattaforma fortemente visiva e intuitiva. Come nasce la scelta di affidare proprio a loro le transazioni? 

M.M.: Abbiamo fatto un sondaggio prima di scegliere una piattaforma tra le tante, abbiamo valutato quale fosse la più adatta per presentare al meglio i prodotti. Big cartel è molto intuitivo, sia per coloro che vendono sia per il cliente; la sua impostazione grafica è molto simile a quella di Instagram, principale vetrina oggi in campo artistico. Le sue funzionalità sono chiare e rispecchiano quelle di qualsiasi altra piattaforma di vendita online, come Amazon ed Ebay; è facile da editare e la sua impostazione schematica agevola il gestore che decide di attivare un negozio. Inoltre, le sue funzionalità possono essere implementate in base ai vari piani scelti.

F.D.: Come si configura questo progetto nella situazione pandemica? In questa fase abbiamo visto molte fiere avvicinarsi al digitale. Credi che la vendita di opere d’arte online possa funzionare anche in futuro?

M.M.: Credo che la vendita online di opere d’arte sia stata sempre funzionale, ancora prima della pandemia ma oggi ci si faccia maggiormente affidamento per colmare dei vuoti che si sono creati.

Nel mio caso non si tratta di “opere d’arte”, penso sia un termine esagerato, la definirirei più che altro una serie limitata nata dallo “scarto urbano”.

In ogni caso, credo che questa situazione modificherà molto il futuro delle transazioni in arte: gli intermediari avranno sempre più un ruolo centrale e la realtà fisica perderà peso sulla bilancia, andrà gradualmente a scendere di grammatura. A meno che non ci sia un ritorno all’origine, al fisico.

F.D. Ci potrebbe essere / ci sarà un’evoluzione nel progetto?

M.M.: Questo progetto avrà certamente un divenire e pur trattandosi di una prima uscita, per me è un ottimo punto di partenza. Se la cosa dovesse prendere piede come desidero, questa idea potrebbe svilupparsi ed evolversi in modi differenti.

La fase di ricerca, di preparazione e di scelta dei materiali è stata molto particolare, il mio obiettivo era quello di realizzare una sorta di opera “formato prodotto”, ridimensionando parte della mia ricerca, adattandola a un ramo più aperto, accessibile a tutti. L’importante sarà mantenere una cifra stilistica all’altezza del contemporaneo. 

F.D.: Una domanda per Eleonora Savorelli che ha avuto – insieme alla Galleria Ramo – un importante ruolo di supporto: qual è l’approccio e la metodologia più efficace per narrare efficacemente un progetto di questo tipo? 

E.S.: La schiettezza e la linearità del progetto mi hanno ispirato a scrivere qualcosa di altrettanto agile, senza appesantire l’iniziativa di Matteo con teorie e pensieri particolarmente arzigogolati. Nonostante questo, ho ritenuto necessario sottolineare l’importanza del progetto posizionandolo nel quadro generale delle cose, evidenziando l’importanza e l’impatto di un’iniziativa come questa, e di come arte e riciclo possano incontrarsi e generare soluzioni interessanti, insegnando anche i valori della cura, del rispetto, e della valorizzazione, temi a me molto cari.


Il progetto Blueline è accessibile al link: https://matteomessori.bigcartel.com/

Matteo Messori - cortesia dell'artista
Matteo Messori – cortesia dell’artista
Bluline, 2020. Smalto, Acrilico e olio su cartone riciclato. 116 x 66 cm - Matteo Messori - cortesia dell'artista
Bluline, 2020. Smalto, Acrilico e olio su cartone riciclato. 116 x 66 cm – cortesia dell’artista
(dettaglio) - Matteo Messori - cortesia dell'artista
(dettaglio) – cortesia dell’artista
Bluline, 2020. Smalto, Acrilico e olio su cartone riciclato. 116 x 66 cm - Matteo Messori - cortesia dell'artista
Bluline, 2020. Smalto, Acrilico e olio su cartone riciclato. 116 x 66 cm – cortesia dell’artista
Set Blueline (dettaglio) - Matteo Messori - cortesia dell'artista
Set Blueline (dettaglio) – cortesia dell’artista