SPAZIALE

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FRANCESCO SOLLAZZO NON É TERRESTRE

FRANCESCA VITALE

Simboli, archeologia, arte contemporanea, bandiere, istituzioni, il mondo del fantastico e  poesia; sono solo alcuni degli argomenti nati dalla conversazione tra me e l’artista  Francesco Sollazzo, un affezionato della nostra “piccola comunità” di Osservatorio  Futura. Abbiamo già avuto modo di conoscerlo ma con Spaziale, la personale che  inaugurerà sabato 18 giugno alla Galleria Moitre, l’artista ci propone nuove sfumature  della sua poetica. Parliamo e chiacchieriamo, lui sorride e mi racconta della teoria degli  antichi astronauti, del visionario scrittore Peter Kolosimo, del suo primo libro pubblicato  nel 1957 a Torino Il pianeta sconosciuto e di Non è terrestre, libro con il quale raggiunse la  fama aggiudicandosi il Premio Bancarella nel 1969.  

Di Kolosimo e dei suoi misteri cosmici troviamo adesso poche tracce, da cercare e  riscoprire; sono proprio i percorsi di ricerca che attua l’artista ad avermi colpito  maggiormente. “È proprio quello che manca all’arte contemporanea? Manca la ricerca?”  ci domandiamo prima di analizzare e scambiarci opinioni sulle ultime mostre viste, gli  artisti emergenti e la Biennale di Venezia inaugurata da poco.  

“Poca storia” è purtroppo il punto su cui ci troviamo d’accordo. In un universo poco  storico, in un’arte che si interroga quasi mai sul passato e sull’attualità (e quando lo fa  rimane in stallo in uno stagno di banalità e immagini didascaliche) la mostra di Sollazzo  racconta, espone, illustra e trasporta il visitatore in una collezione di reperti, via di mezzo  tra realtà e finzione, tra segni umani e simboli esoterici, tra fantascienza, mistero e realtà  storica.  

Ma poi, scusate, la storia deve essere per forza quella che conosciamo noi? Nel Il pianeta sconosciuto Kolosimo, osservando l’immagine di un gruppo di graffiti  ritrovati in Valcamonica si chiede “Questi guerrieri, incisi sulle pietre della Valcamonica, si  scagliano contro dei missili?”; proprio lì, è proprio questo il punto, a parer mio, fascinoso  delle opere di Francesco Sollazzo. Partecipi alla visione di una mostra, presentata come  una collezione di oggetti, scritti e dipinti, ma quanto c’è di vero? Lasciando libera fantasia  e immaginazione, quanti di questi reperti sono conducibili per forza alla vera storia  dell’uomo e delle cose? Io, lascio margine al dubbio. 

Mi è capitato di interrogarmi sulle azioni dell’uomo, fantasticando e mettendo in  discussione la veridicità ‘umana’ davanti, ad esempio, al magnifico Grande Cretto di  Alberto Burri a Gibellina; così le immagini e i simboli dell’arte di Sollazzo arrivano da vari  punti geografici altrettanto attraenti: dalla Valcamonica, alla Lunigiana storica, dalla Puglia  alla Lombardia fino ad arrivare alle incisioni ritrovate sul monte Musinè in Piemonte. In questa mostra e negli studi dell’artista, anche la città di Torino, contemporanea e  misteriosa allo stesso tempo, è una grande protagonista. Città classica e elegante vive  una realtà parallela cupa e enigmatica, spesso studiata e approfondita da artisti e scrittori.  Tra questi, anch’essi co-protagonisti della mostra Spaziale, il gruppo Surfanta, movimento  artistico nato a Torino negli anni ’60 (il nome nasce dall’unione tra SURrealismo e  FANTAsia) che vede coinvolti artisti quali Abacuc, Camerini, Lorenzo Alessandri,  Colombotto Rosso, Macciotta, Molinari e Ponte Corvo e pensatori come Marianini,  Ambesi e lo stesso Kolosimo. 

Nel primo numero della rivista Surfanta, 1964, è scritto: 

“Gli antefatti vi si trovano nella “soffitta macabra” e nelle più recenti contestazioni che altri  artisti torinesi vivono analoghe esperienze di aperture ai mondi fantastici. […] Non si vuole 

col troppo amore per la materia e per le forme apparenti tradire il significato religioso della  vita”

Il gruppo, che se ne infischiava di seguire le regole dell’arte e della pittura ma, anzi,  sentiva lecita la libertà di rendere propri e poi di mutare gli eventi naturali, somatici e  bioantropologici, fa continuo riferimento a uno stato di Mito, via di mezzo tra l’angelico e il  demoniaco. Aspetto, quest’ultimo che si sposa bene con la Torino che evade dalla realtà  limitata quotidiana, diventando una delle città europee più magiche. 

Tutto questo affascina Francesco Sollazzo e la mostra che inaugura è una perfetta  traduzione visiva di questa conversazione. Tra simboli e Mito, storia e fantasia, terra e  extraterrestri, l’artista catapulta lo spettatore in uno stato parallelo, simultaneo rispetto al  tempo di tutti i giorni; isola in un momento separato, ci si immagina dentro una metaforica  navicella spaziale abitata da strani esseri che raccontano, a modo loro, la storia  dell’umanità.  

Spaziale  

Francesco Sollazzo 

Galleria Moitre, Torino Inaugurazione 18 giugno ore 17.00  

18 giugno – 7 settembre 2022  

Francesco Sollazzo (Melzo (Milano), 1987), vive e lavora a Torino. 

L’opera d’arte come dispositivo mitico, la memoria, l’amore, i legami, la ripresa e  riattivazione di riti e costumi popolari, l’appropriazione e riproduzione di materiale  preesistente in dialogo con la storia dell’arte ed i suoi fantasmi, sono le tematiche alla  base della ricerca dell’artista. Un’eterogeneità di medium (video, audio, fotografia, testo,  azioni, libri, oggetti, collezioni) e approcci progettuali tesi verso un concettualismo  romantico. Ha partecipato a residenze artistiche e workshop ed ha conseguito presenze  in mostre collettive e personali presso: Fondazione Amleto Bertoni, Saluzzo (CN);  Osservatorio Futura, Torino; Ramdom, Gagliano del Capo (LE); Like A Little Disaster,  Polignano a Mare (BA); Museo del Novecento, Milano; Fondazione Pietro Rossini, Briosco  (MB); Careof e Viafarini, Milano; Fondazione SoutHeritage per l’arte contemporanea,  Matera.