CONTRATTO DI CITTADINANZA ATTIVA

  • Categoria dell'articolo:Osservatorio

GIOVANNI SCOTTI X FRANCESCA DISCONZI

Giovanni Scotti (1978), artista napoletano rappresentato da aA29 Project Room, porta avanti una pratica artistica multidisciplinare. 

Cifra costante del suo lavoro è la ricerca sul Controspazio, inteso come luogo di passaggio tra l’abitato e il non-abitato; sullo spazio decaduto – distopico – che – utopicamente – può essere restituito alla cittadinanza attiva. 

Esemplificativo è il progetto “Innobiliare Sud Ovest”: esso consiste, tra le altre cose, in una fittizia agenzia immobiliare che, tramite un contratto stipulato con i fruitori attivi – che diventano parte di una performance corale -, restituisce ai privati cittadini gli spazi pubblici a loro idealmente destinati. 

L’agenzia ha una sede fisica ad Edenlandia, il più antico parco di divertimenti d’Europa, luogo scelto per accentuare il cortocircuito scaturito dal mix di realtà e finzione e la narrazione ironica dello stesso.

“Innobiliare Sud Ovest” si configura come ideale prosecuzione di “Cinnamon Heart: Classified” (2017), una serie di fotografie scattate alla ex base NATO di Bagnoli, in cui i surreali luoghi immortalati diventano simbolo di decadenza e delle controversie del potere. 

L’arte è, in questo progetto, mezzo e non fine: esso si allontana dal sistema artistico con le sue contraddizioni e si avvicina idealmente al cittadino.Il progetto è realizzato con il matronato del Madre – Fondazione Donnaregina e sostenuto da aA29 Project Room. Nato in collaborazione con lo storico dell’arte Diego Mantoan e la scrittrice Chiara Zocchi, all’attivo vi contribuiscono la curatrice Lara Gaeta (Project Relationship Manager dell’agenzia) e l’editor Ernesto Tedeschi (Adv & Communications Manager di ISO).

Queste riflessioni scaturiscono dal pensiero utopico di cittadinanza attiva.


Giovanni Scotti, Innobiliare Sud Ovest – Cittadino Attivo, 2020, Fotografia di Ernesto Tedeschi, Courtesy aA29 Project Room

Francesca Disconzi: Mi piacerebbe approfondire il progetto “Innobiliare Sud Ovest” alla luce del suo intento socio-politico e del ruolo dell’arte come attivismo.

Giovanni Scotti: Il sociologo Franco Cassano afferma che “la politica non può appassionare se non è capace di farti sperare di realizzare cose impossibili, se non si ha più un sogno da affidarle”. L’artista – si sa – non risolve i problemi, né è in grado di fornire risposte. Ma riesce a immaginare cose improbabili, può offrire sogni, porre domande, sollevare dubbi e perplessità.

Innobiliare Sud Ovest (ISO) è un’agenzia immobiliare fittizia ed eccentrica, che mette in vendita beni comuni che apparterrebbero già ai cittadini. Si tratta di un’operazione artistica e sociale sul filo dell’ironia. L’umorismo, come ci ricorda Pirandello, implica un processo di riflessione critica che ci permette di analizzare e di comprendere ciò che si nasconde dietro un fatto.

L’agenzia è strutturata su due concetti filosofici specifici: da un lato il Controspazio, dove – concettualmente – si determina il rovesciamento critico dei valori convenzionali e pubblicamente accettati; dall’altro l’Eterotopia di stampo foucaultiano, luogo – reale ed esistente – “aperto” su altri luoghi che ha la funzione di far comunicare tra loro gli spazi. Ma innanzitutto ISO costruisce un modulo, un atteggiamento linguistico sovversivo: da immobiliare a innobiliare, una “neoparola”, composta dai termini “inno” e “biliare” (bile è il liquido secreto dal fegato e parola dalla molteplicità di rimandi metaforici), che nel nostro contesto intende sottolineare la negazione del termine “nobile”. [ride]

Questo sottile gioco di parole racchiude in sé tutto il potenziale critico di ISO, ma anche quello costruttivo e trasformativo. Ironicamente abbiamo definito ISO come un collettivo di artivisti nel mercato dei beni pubblici, ma la nostra missione è quella di coinvolgere i cittadini in una performance per renderli consapevoli allo stesso tempo delle carenze e delle opportunità del proprio territorio, offrendo loro la possibilità di partecipare liberamente e attivamente alla vita culturale, economica e politica del paese. In questa performance, che dà l’opportunità al pubblico di discutere di dequalificazione urbana e architettonica, di riappropriazione di spazio pubblico e di collegialità,  risiede il senso profondo e l’essenza dell’intera agenzia.

Giovanni Scotti, Innobiliare Sud Ovest – Agenzia, 2020, Courtesy aA29 Project Room
Giovanni Scotti, Innobiliare Sud Ovest – Annuncio innobiliare A48, 2020, Courtesy aA29 Project Room
Giovanni Scotti, Innobiliare Sud Ovest – Annuncio innobiliare A48, 2020 Courtesy aA29 Project Room

F.D.: Con il tuo progetto inviti ad una cittadinanza attiva. Cosa significa essere cittadini attivi ad oggi? Che ruolo ha il web in questo processo?

G.S.: Per noi di ISO essere cittadini attivi vuol dire innanzitutto essere pensatori indipendenti, uscire dalle logiche di una politica ormai inservibile (e sterile) per sondare terreni non ancora battuti, innescare un’azione trasformatrice che sia utile a tutti, attraverso l’uso persistente del gioco e dell’ironia.

Ed è proprio nelle regole di questo gioco che l’artista diventa AD (Artista Delegato) e propone la sottoscrizione del contratto di Acquisto del Diritto all’Esercizio delle Funzioni di Cittadino Attivo. Forse essere cittadini attivi oggi potrebbe significare semplicemente essere liberi, perché – come ci insegna il grande Gaber –  “la libertà è partecipazione”.

Per quanto riguarda il ruolo del web: esso è uno strumento, un medium potente, un veicolo di informazioni estremamente efficace, ma pensare – come mi pare stia accadendo – che esso possa sostituirsi alla pratica umana dello scambio e del confronto “in presenza”, credo sia un errore grossolano che ci porterà verso una sempre più evidente società de-umanizzata. 

Il web è una protesi, un’estensione (virtuale) del mondo reale. E allora essere cittadini attivi vuol dire anche (e soprattutto) ristabilire un contatto col mondo, con le persone, i luoghi, i fatti; vuol dire perseguire il fine della verità.

ISO utilizza il web come estensione di sé e della sua azione: abbiamo inaugurato una sede fisica, un vero ufficio dove abbiamo creato relazioni sociali, portato avanti dibattiti, dove in molti hanno accettato la nostra proposta e sottoscritto il contratto. Questa è la nostra più grande soddisfazione: considerare la presenza fisica delle persone, nonostante i numerosi limiti e restrizioni dettati dalla situazione d’emergenza Covid. I contratti compilati, timbrati e firmati, sono la traccia, il risultato tangibile della nostra opera-azione.Ciò detto, stiamo studiando un modo di creare per il web qualcosa di originale e specifico, una specie di trasposizione digitale di ISO che abbia una sua autonomia, una vita propria.

F.D.: Ci sono molti esempi di luoghi sottratti alla cittadinanza attiva per essere poi riqualificati da enti privati. Quando, secondo te, una riqualificazione è virtuosa (non asseconda cioè logiche di mercato) e quando non lo è?

G.S.: Semplicemente dico che una riqualificazione è virtuosa quando è socialmente utile, cioè quando opera in direzione di un progresso reale e assume perciò una funzione determinante nei processi di emancipazione sociale. Al contrario, non è virtuosa quando persistono o aumentano disagi e squilibri sociali, fenomeni di degrado, di emarginazione e spopolamento. Ed è in questi casi che ci troviamo di fronte a situazioni che noi riteniamo – appunto – innobiliari. Tra questi scenari, le periferie sono sicuramente tra le aree più colpite.

Attraverso il modello e lo stereotipo dell’agenzia immobiliare, vogliamo evidenziare e denunciare anche provvedimenti di riqualificazione spinti unicamente da ragioni utilitaristiche e proporre così un ideale rovesciamento del sistema valore-mercato che è alla base della logica consumistica.

L’archivio fotografico di Cinnamon Heart: Classified è stato riletto all’interno di un parergon linguistico, che adotta, in forma sottilmente distorta, la retorica comunicativa del mercato immobiliare.

Mio malgrado, oggi mi risulta difficile pensare a una riqualificazione che tenga conto dei diritti sociali, perciò non assoggettata alle logiche (illogiche) del mercato, soprattutto in Italia. La stessa “industria culturale” – così come viene definita oggi – è stata completamente sedotta, anestetizzata e assorbita dal mercato globalizzato e questo lo si vede chiaramente nelle scelte tendenziose che vengono fatte.

In molti casi il fare artistico si riduce a una pratica autoreferenziale e fine a se stessa, incapace di produrre contenuti rilevanti o di provocare degli effetti che abbiano risonanza nel tempo; o si riproduce ciecamente nel contesto acritico del mondo delle merci.

Giovanni Scotti, Cinnamon Heart 041, 2017, Courtesy aA29 Project Room
Giovanni Scotti, Cinnamon Heart 017, 2017, Courtesy aA29 Project Room

F.D.: L’esperienza Covid ci ha mostrato come alcuni luoghi possano essere ridisegnati e reinventati in poco tempo, se c’è una necessità concreta (penso a spazi adibiti ad altre funzioni che in poco tempo sono diventati ospedali Covid). Come mai, secondo te, nelle situazioni di normalità ciò non avviene, nonostante virtuosi esempi?

G.S.: L’esperienza pandemica, in tutte le epoche, costringe l’uomo a compiere imprese extra-ordinarie. E così pure la guerra. L’impresa straordinaria è resa possibile da una volontà indotta dalla necessità estrema. Diversamente, in situazioni di normalità non avviene semplicemente perché non c’è una pandemia in corso. Mentre quello che normalmente accade oggi è che la necessità concreta di rigenerare, reinventare e ridisegnare spazi o luoghi per la collettività non è più percepita come un’urgenza reale.

La questione è certamente politica. Però molto dipende anche dalla nostra capacità di intendere, custodire, difendere e vivere lo spazio pubblico e fare in modo che queste necessità vengano riportate sul terreno politico.L’esperienza del Covid ci ha anche mostrato in modo chiaro e inequivocabile la differenza tra spazio pubblico e spazio virtuale. Come il nostro Ernesto Tedeschi ha sapientemente osservato, la “caratteristica dello spazio pubblico è l’inevitabilità. È impossibile nello spazio pubblico ignorare le fratture che percorrono la società. Se vediamo le società come somma delle sue fratture, l’abbandono dello spazio pubblico è l’abbandono della società. Ne consegue una definizione in termini di distanza tra spazio pubblico e spazio virtuale, dove il primo rappresenta la necessità del dialogo, il secondo dell’omologo”. Inoltre, “il Covid ci ha fatto tutti guardare nello scrigno dell’assolutismo virtuale. Dentro ci è apparso nitidamente, brillante ed eterno, il suo dono: la fine dell’umano. Lo spazio virtuale è il luogo dove cediamo alla macchina la nostra umanità. Lo spazio pubblico è il luogo dove acquisiamo umanità”. Purtroppo, aldilà di tutto, il distanziamento sociale (o spaziale, come Ernesto meglio lo ha definito) imposto per via del Covid ha comportato anche un distanziamento dal sociale. Questo è vero almeno quanto il virus che ci toglie il respiro.

F.D.: Ciò che trovo particolarmente interessante è che, grazie al tuo lavoro, si crei un precedente, una buona pratica: ad oggi nel piccolo hai già fatto una mappatura di luoghi lasciati a se stessi. Credi che il tuo progetto possa diventare replicabile? Quale credi possa essere l’evoluzione?

G.S.: Più che creare mappature di luoghi inabitati, abbandonati o lasciati a se stessi, ISO interviene dov’è richiesto, dove lo ritiene necessario o dove individua situazioni “innobiliari”; estendendo il suo raggio d’interesse e d’influenza allo spazio urbano inteso in tutte le sue declinazioni, alla dialettica tra cittadini e territorio e – come abbiamo detto precedentemente – ai concetti foucaultiani di Eterotopia e Controspazio come luoghi a-convenzionali, dove le categorie conoscitive acquisite vengono rovesciate e si aprono a nuove possibilità d’azione artistica, pubblica e politica.

Un buon progetto non ha limiti nello spazio e nel tempo. Una buona idea vale per se stessa e aspetta solo che qualcuno l’afferri. Io l’ho attuata: oggi Innobiliare è una fucina di idee che troveranno spazio in futuro. Già da tempo Innobiliare è una realtà solida che ha un suo carattere e una sua identità ben definiti. In altre parole, siamo unici. E la nostra agenzia è in assoluto la migliore, perciò diffidate delle imitazioni! [ride]

Dopo la nostra inaugurazione, avvenuta il 7 ottobre 2020 nel parco dei divertimenti di Edenlandia, a Napoli, abbiamo notato che ha preso avvio un’iniziativa molto simile a Torino, che, per quanto si differenzi sostanzialmente sul piano intellettuale e creativo, adotta, sotto il punto di vista del linguaggio, lo stesso registro ironico e sovversivo di ISO. Siamo fieri e orgogliosi di questo, perché chi ti imita non fa che avvalorare la tua idea. Insomma, qualcun altro non soltanto ha notato e apprezzato il nostro lavoro, ma ha pensato addirittura a replicarlo.

“L’imitazione è la più sincera delle adulazioni” diceva Charles Caleb Colton, no?! [sorride]

Una possibile evoluzione del progetto potrebbe essere proprio quella di creare collaborazioni e sinergie con altri artisti, organizzazioni no profit e collettivi vicini a noi per attitudini e affinità creative. Oltretutto, per chi vuole entrare a far parte del nostro team, ISO offre grandi opportunità di carriera e guadagni certi.  [ride]

Poi andremo da Sud Ovest a Nord Est, passando per il Centro…