DARE CORPO AL LIMITE

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ARIANNA DE NICOLA X VIRGINIA VALLE

Arianna de Nicola è nata nel 1986 a Roma, città in cui attualmente vive e lavora dopo aver trascorso dieci anni in Spagna. 

I suoi lavori, caratterizzati dal predominio di tonalità chiare e dal minimalismo materico, nascono dalla sperimentazione di diversi linguaggi artistici: pittura, scultura, disegno e performance; portando avanti una ricerca, come lei stessa afferma, sull’analisi del limite e la sua capacità di suscitare, al tempo stesso, la volontà di superamento di quel confine e l’incertezza dovuta alla possibilità imminente di fallimento, facendo riferimento al desiderio e all’impulso dell’essere umano. 

Arianna è impegnata anche nella promozione dell’arte contemporanea emergente all’interno dello spazio Ombrelloni, nel quartiere San Lorenzo a Roma. In questo luogo, che riunisce vari studi di artisti, vengono organizzate mostre, residenze, festival, talks e altre attività mirate a mantenere viva e attiva la scena artistica romana.  


V.V.: La tua ricerca si focalizza sull’analisi del limite e sulle conseguenze che il superamento, o il tentativo di superamento di quest’ultimo, suscitano nell’uomo. Da dove nasce e come sviluppi questo tema?

A. d. N.: È una ricerca che nasce da uno stimolo che porto dentro di me, dalla costante e involontaria ricerca dell’altro e dell’altrove. Questo interesse si anticipa già nei disegni e nella pittura, in cui la coerenza della forma e il tentativo iniziale è stato superare la spazialità della narrazione bidimensionale. Con la frammentazione, immersioni ed emersioni di corpi nella quasi assenza dello scenario, arrivo ad interrogarmi sul limite dello spazio, poi è stata consequenziale la ricerca rispetto ad un senso più ampio del significato. Che poi, cos’è il limite? Nella mia ricerca è prima di tutto una metafora verso se stessi. È una linea che si muove nello spazio sfidandolo, come nell’installazione “Tutto non ha un limite”. È un confine, una spiaggia, la linea di costa che delimita la terra dal mare su cui lavoro nell’opera “Overcoming the coastline”. È anche un suono che nasce tra la creazione e la distruzione come indago nel lavoro “Il suono del limite”. È fisica quantica, connessione e divisione come racconto con l’audio-installazione “Fermo|Mobile”.

V.V.:Sono numerosi i medium a cui ti affidi per portare avanti la tua ricerca: performance audio e video, scultura, pittura, disegno.. Come si declina il tuo lavoro mediante questi differenti linguaggi?

A. d. N.: La mia ricerca ha a che fare con creare degli insiemi, unire e legare e con dei paradossi. L’uso di materie poste a contrasto, come la ceramica insieme al cemento o al filo di acciaio o a fascette di metallo o ancora al filo di seta e cotone, servono a marcare la separazione, a creare un limite seppur l’intento sia dissolverlo. Indipendentemente dal medium c’è una presenza non presenza, un muro divisorio allo stesso tempo inefficace nella partizione, il tentativo di identificare il confine tra ciò che è all’interno e ciò che è all’esterno è anche riuscire a assottigliare e superare quel limite.

V.V.: Nelle tue sculture prevale l’utilizzo della ceramica. Che valore attribuisci a questo materiale?

A. d. N.: La ceramica è per me un linguaggio, particolarmente affascinante per la sua capacità mutevole, nasce, vive e muore in forme e composizioni distinte. Dal processo di lavorazione, alla possibile alterazione nel tempo e fattibile distruzione nello spazio. La sua trasformazione è labile e la sua distruzione è eclatante. Ad ogni modo, pur essendo la ceramica il media che attualmente predomina nei miei lavori, rimane pur sempre un mezzo, un elemento sostituibile ad altri che, anche in passato, ho utilizzato per esprimere dei concetti che mi interessano, come lo è stato l’utilizzo del corpo e il filo o una grande cima nautica, come le alghe o come delle ossa.

Together V / Same garden I, 2017/2020, Ceramica, filo 31x39x5 cm, courtesy of the artist
Same Garden, Mismo jardín I, 2018, Installazione ceramica, cemento 60x70x30 cm
Juntos / Mismo jardín I, 2018, Installazione ceramica, acciaio Dimensioni variabili, courtesy of the artist

V.V.: Anche l’assenza di colore è un tratto caratterizzante delle tue opere. Perché questa scelta?

A. d. N.: Se l’ultima parola della precedente risposta alla domanda è stata “ossa”, da lì mi riallaccio per parlare dell’utilizzo del bianco nelle mie opere. Il bianco rende visibile e nitida la forma, usare diversi colori sarebbe come dare un ulteriore aspetto o identità alla materia. Togliere attraverso il bianco o delle cromature vicine al bianco, significa mostrare i limiti delle forme ma anche le potenzialità, cercare di rappresentarle nella loro ossea presenza. La parte interiore nella forma, in sé complessa, è sufficientemente rappresentata attraverso il monocroma pallido, sia per un discorso di sintesi sia per un discorso di minimalismo.

Overcoming the coastline, installation view, courtesy of the artist
Fermo|Mobile, Audio installazione, 2019, Ceramica, filo Dimensioni variabili, pH Andrea Luporini – courtesy of the artists

V.V.: Che ruolo gioca il pubblico nel tuo lavoro? 

A. d. N.: Il pubblico che si interfaccia con le opere è come un gioco di sguardi tra la mia fantasia e la realtà. Il pubblico è anche uno specchio, è la sorpresa di confermarne le aspettative e soprattutto la scoperta di capire altro rispetto alla mia prospettiva e ricerca. Andando più a fondo mi viene in mente un’occasione in particolare in cui ho coinvolto ufficialmente il visitatore ad interagire con un’installazione nello specifico, ossia “Il suono del limite” da cui il nome della mostra, che con il passaggio della mano a toccare delle aste di ceramica sospese nel buio, ne provoca il movimento e dunque oscillando si incontrano creando un suono e scontrano rischiando la rottura. E’ chiaro che al principio l’attenzione era focalizzata sull’opera in quanto oggetto con possibilità di trasformazione, ma al momento di realizzare l’azione del fruitore ho compreso quanto fosse importante la singolarità di ogni individuo sulle conseguenze dell’azione spazio temporale. Protagonista l’azione non programmata sull’opera che in quell’istante raggiunge la propria totalità e ragion d’essere, è dunque l’azione unisce un tempo e uno spazio.

V.V.: Hai vissuto in Spagna per dieci anni. Come ne giudicheresti la scena artistica contemporanea?

A. d. N.: Trovo che ci sia contemporaneità nel linguaggio artistico. Ho potuto notare una cultura consapevole della rilevanza del patrimonio artistico contemporaneo, mi riferisco anche al sostegno e riconoscimento che sia il privato che il pubblico affida a cominciare dagli artisti giovani o emergenti. Per quanto mi riguarda trovo la scena artistica innovativa e stimolante che conduce la ricerca con un approccio “internazionale”.

V.V.: Ci racconti qualcosa sui tuoi progetti in cantiere per questo 2021? 

A. d. N.: La programmazione a lungo termine ha il sapore di incertezza, questo coincide con un periodo di riflessione e nascita di nuove o meglio più approfondite ricerche, ad esempio sulla tematica della trasformazione e del mutamento, un equilibrio instabile tra ciò che è e ciò che potrebbe essere. In programma in particolare c’è la realizzazione di un progetto che ho in mente da tempo che ha a che vedere con il mare e la sperimentazione sonora della materia. Ufficialmente invece ci saranno degli appuntamenti che avranno luogo nello spazio Ombrelloni, nel quartiere San Lorenzo di Roma, uno spazio dove ci sono vari studi di artisti e dove ho il mio studio. Uno di questi sarà ospitare durante il mese di Giugno una residenza artistica organizzata da Galleria Materia e Ottn Project che porteranno degli artisti da Beirut a lavorare nel mio e gli altri studi, creando una sorta di gemellaggio interculturale.

Map I / Coastline & deep sea linE, 2018, Ceramica, filo, grafite su carta 50×47 cm, courtesy of the artist
Muta, Installazione Argilla, 2019, filo, cemento Dimensioni variabili, pH Giovanni De Angelis, courtesy of the artists
Il suono del limite, dimensioni variabili, installation view, 2019, foto di Roberta Verzella, courtesy of the artists
Il suono del limite II, stil da video, installazione performativa, ceramica e chiodi, dimensioni variabili, courtesy of the artist