ICONE POP, NATURE MORTE E BARBONCINI

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GIUDITTA ARESI X VIRGINIA VALLE

Nata a Bergamo nel 1989, Giuditta Aresi ora vive a Milano dove lavora come designer, illustratrice, artista e molto altro. Una personalità poliedrica che trasporta questa versatilità anche nelle sue opere, spaziando dal disegno alla scultura fino alla pittura e al ricamo.  In questa intervista abbiamo parlato del suo lavoro, dei modelli a cui si rifà e persino del suo particolare profilo instagram, perché “alla fine è tutta ispirazione”.

IKEBANA, 2020 - Giuditta Aresi - courtesy of the artist
IKEBANA, 2020 – courtesy of the artist
IKEBANA, 2020 - Giuditta Aresi - courtesy of the artist
IKEBANA, 2020 – courtesy of the artist

V.V: Quando e come ti sei avvicinata al mondo dell’arte? 

G.A.: Negli anni, da sempre, piano piano, forse non ancora totalmente. Visto il mio percorso di studi e lavorativo non ho mai avuto occasione di “praticare”, dico praticare nel senso proprio di mettere in pratica, usare le mani per creare qualcosa, quello che veramente mi piace fare. Quindi proprio per questo desiderio di dover “fare” ho gradualmente capito a cosa mi sarei voluta dedicare.

V.V: I soggetti che ritrai derivano spesso dall’immaginario POP: oggetti di consumo, personaggi dello spettacolo, slogan… com’è nato questo interesse? 

G.A.: Mah direi sempre piuttosto naturalmente, non penso che si possa spiegare perché una cosa piaccia ecco, scatole, scatoline, confezioni, ad esempio, mi sono sempre piaciute, quindi immagino venga naturale il desiderio di vedere come uscirebbero se io le rappresentassi in un qualche modo.

PTW SCHOOL, 2018 - Giuditta Aresi - courtesy of the artist
PTW SCHOOL, 2018 – courtesy of the artist

V.V: Quali sono i tuoi modelli di riferimento? Se ne hai. 

G.A.: Tutto. Sinceramente non mi sento mai di fare un elenco, guardo diverse cose: libri d’arte, magazines, internet, la gente, le cose in giro, quindi posso dire che sia tutto un modello. Mi fa sempre piacere poi vedere e sentire cosa o chi la gente riveda nel mio lavoro, perché io lo faccio inconsciamente. 

V.V: Sei un’artista poliedrica. Nei tuoi lavori ricorri spesso a tecniche e materiali anche molto diversi: scultura, pittura, ready made, ricamo. Quali sono state le tecniche da cui sei partita e con cosa stai sperimentando in questo momento? 

G.A.: Sono partita con la matita, così di punto in bianco, non l’avevo mai fatto, ma una sera mi sono messa a disegnare. Poi sono passata ai pennarelli, semplicemente perché li avevo lì davanti, e con il tempo mi ci sono affezionata perché trovavo interessante come un media povero, che comunque si usa a scuola da bambino, e che non si mischia, potesse e possa essere utilizzato anche per ottenere risultati molto interessanti. Poi ho provato diverse cose, pastelli, acrilici, carta pesta, das, a seconda di quello che devo/voglio fare scelgo il media che mi sembra più efficace e, nel caso non lo conosca già, ne sperimento un altro.

V.V: Anche l’uso del lettering è molto presente nelle tue opere. Come te ne servi? 

G.A.: Anche qui ti direi che la cosa che mi diverte è vedere il risultato, come risulta un lettering che mi piace quando passa attraverso la mia mano, sempre sbilenco in un qualche modo, comunque sempre diverso da quello che avevo in mente, è quello il bello.

V.V: Dove trovi l’ispirazione per i tuoi lavori?

G.A.:  Ovunque, diciamo che non la cerco, ma mi capita. Succede che un giorno scatti qualcosa guardando le solite cose, fiori, cani, il cielo, sfogliando un libro che ho già sfogliato mille volte e conosco a memoria. Magari dall’ultima volta che l’ho sfogliato è cambiato qualcosa, mi sono arricchita di nuove conoscenze o il mio sguardo si è ampliato.

V.V: Hai realizzato anche diverse scenografie. Per video musicali, riviste e brand di moda. Come declini il tuo lavoro in questi ambiti? 

G.A.: Mi piace cambiare, essere varia nel mio lavoro, sperimentare nuove tecniche, quindi vedo ognuna di queste come un’occasione per farlo. Finora sono contenta di avere avuto l’opportunità di lavorare e soprattutto avere scambi con molte persone che stimo e il cui lavoro trovo molto stimolante, aiuta perché mi spinge a pensare a cose che non avrei mai fatto, e questo come dicevo prima, amplia lo sguardo.

Collaborazione con Off-White - Giuditta Aresi - courtesy of the artist
Collaborazione con Off-White – courtesy of the artist

V.V: Sul tuo profilo Instagram, oltre a condividere parte dei tuoi lavori, attraverso meme e fotomontaggi sei anche molto ironica e autoironica. Com’è il tuo rapporto con questo social? 

G.A.: È il mio preferito! Si diciamo che non riesco ad utilizzarlo solo per lavoro, cioè postando solo il mio portfolio, ma probabilmente perché considero una sorta di lavoro anche quello, le miei immagini salvate variano da meme a foto di moda ad arte a cibo, perché poi alla fine penso che si rifletta tutto in quello che faccio, alla fine è tutta ispirazione.

V.V: Hai dei progetti in cantiere per la fine di questo difficile 2020? 

G.A.: Diciamo che dopo il lockdown mi sono dedicata più che altro a lavori commerciali, ora si qualcosa in cantiere c’è, ma comunque in genere non faccio programmi a lungo termine, perché o le proposte ti arrivano un po’ all’ultimo o un’idea per un nuovo progetto balza in testa mentre tagli le zucchine, domani è un altro giorno ecc…

PENNARELLI, 2017 - Giuditta Aresi - couresy of the artist
PENNARELLI, 2017 – couresy of the artist
HAUTE FOOD ZINE, 2020 - Giuditta Aresi - courtesy of the artist
HAUTE FOOD ZINE, 2020 – courtesy of the artist
HAUTE FOOD ZINE, 2020 - Giuditta Aresi - courtesy of the artist
HAUTE FOOD ZINE, 2020 – courtesy of the artist