FLUSSO IMMAGINIFICO

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GIULIA MAIORANO X LIDIA FLAMIA

Giulia Maiorano è nata a Milano nel 1991, dove vive e lavora. Consegue la Laurea Triennale e il Biennio Specialistico in Arti Visive e Studi Curatoriali presso la Naba di Milano. Le sue opere nascono da ricordi legati all’infanzia quindi al gioco e l’ironia per creare alterazioni della realtà, equivoci e situazioni ambivalenti. La materia utilizzata è sempre diversa.

Tra le sue ultime mostre: Premio Combat Prize 2020, mostra collettiva presso SAC di Livorno; Arte Fiera Bologna, Stand Ncontemporary (2020); Agli scultori giovani, mostra collettiva presso Villa Necchi Campiglio, Milano (2019); Sinapsi, mostra personale presso la galleria milanese Ncontemporary (2019).

Untitled_1 (Monopoli) 2019 - Giulia Maiorano - courtesy of the arist
Untitled_1 (Monopoli) 2019 – courtesy of the arist

Lidia Flamia: Vorrei che iniziassi a raccontarmi i tuoi esordi, qual è stato il tuo percorso? 

Giulia Maiorano: Tutto è partito dal disegno, fin da quando ero bambina i grandi mi riconoscevano una certa capacità, da lì ho capito che oltre a essere qualcosa che amavo (ascoltando la musica classica preferibilmente) forse avrei potuto assecondare questa via. Dopo la scuola quindi, il liceo  artistico è arrivato come scelta naturale, come altrettanto naturale L’Accademia di Belle Arti. In Naba a Milano, sono stata allieva di artisti contemporanei che mi hanno insegnato molto, come Marcello Maloberti o Patrick Tuttofuoco ma anche l’osservare i percorsi dei colleghi studenti è  stato di grande ispirazione. 

L.F.: Quali esperienze visive hanno apportato un’influenza significativa nei tuoi lavori? 

G.M.: I video magici di Pipilotti Rist, la poetica dei lavori di Paola Pivi, le pellicole dei maestri Fellini e Pasolini, o film come “Alberi” di Michelangelo Frammartino. 

L.F.: Trovo molto interessante l’opera Lingule, lingule, lingule (2019), ti va di raccontarci com’è nata questa serie?  

G.M.: Mi succede che forme e oggetti già visti e conosciuti della quotidianità, all’ improvviso si trasformino nella mia mente, acquisendo un nuovo significato. Un flusso di immagini che si perdono in analogie e prendono direzioni diverse. La nascita del lavoro è frutto del caso, ma la sua  formalizzazione è specifica: le lingue sono realizzate plasmando il sapone, ciascuna porta con sé un racconto segreto e ha una sua precisa profumazione, la sua personalità. Sono lingue che parlano troppo, non sanno tenere per sé i loro segreti e scambiano informazioni, esattamente come il sapone che passa di mano in mano. Il materiale fonoassorbente su cui poggiano le lingue sarebbe quindi il contenitore ideale dei loro segreti, ma la presenza di fessure laterali ne permette comunque il diffondersi. 

Lingule, lingule, lingule, 2019 - Giulia Maiorano - courtesy of the artist
Lingule, lingule, lingule, 2019 – courtesy of the artist

L.F.: Le tue opere nascono da un’idea o dal confronto con la materia?  

G.M.: Da entrambe, è un gioco di coppia, un continuo scambio tra la realtà effettiva e ciò che la mente rielabora e ci fa vedere. 

L.F.: Qual è il tuo concetto di contemporaneità? 

G.M.: Connettersi con l’esterno in modo sincero e positivo ma anche con criticità, strumento che aiuta a distinguere ciò che è utile e interessante da ciò che non lo è. Siamo poi in un momento molto difficile a livello globale, credo sia indispensabile riuscire a concentrarsi sul proprio lavoro, sulle passioni, cercare di non disperdere le energie ma conservarle per tempi migliori. 

L.F.: Quale esposizione ha inciso particolarmente nella tua crescita in quanto artista?  

G.M.: Sicuramente The Visitors di Ragnar Kjartansson all’Hangar Bicocca a Milano nel 2013, un’esperienza visiva e sonora davvero semplice quanto intensa. Un’installazione che attraverso la musica connetteva persone distanti tra loro in modo unico e poetico… situazione che potrebbe  rivolgersi perfettamente al momento storico che stiamo vivendo ora purtroppo. 

L.F.: Se potessi scegliere un luogo in cui esporre le tue opere quale sarebbe? E perché?  

G.M.: Se potessi sognarlo direi König Galerie a Berlino, la galleria d’arte più affascinante che abbia mai visto in Europa fin ora. 

L.F.: In conclusione, ti andrebbe di rivelarci quali progetti ti aspettano in futuro? 

G.M.: Ho appena vinto il premio Poliart del Combat Prize 2020, che mi sta offrendo l’opportunità di produrre un nuovo lavoro con un’azienda di Lucca specializzata nella lavorazione del polistirene. In aprile 2021 parteciperò invece a Mia, fiera milanese, con un nuovo lavoro della serie  “Proteiformi” e la serie “Monopoli”.

Suspended island, 2019 - Giulia Maiorano - courtesy of the artist
Suspended island, 2019 – courtesy of the artist