MUSEI E MEDIA DIGITALI

MARTA M. ACCIARO

Autrice: Nicolette Mandarano

Titolo: Musei e media digitali

Casa Editrice: Carocci editore

Pagine: 126

Prezzo: 12 euro


Un libro di saggistica potrebbe (dovrebbe?) essere scritto per fornire un approccio critico a una certa circostanza più o meno evidente, indipendentemente dal fatto che il testo sia finalizzato allo studio universitario per un corso specifico o indirizzato ad un pubblico di addetti ai lavori o al grande pubblico.

Credo fortemente che l’approccio critico non possa mancare mai, quale fondamento (unico?) della saggistica. E questo è assolutamente quello che manca al libro “Musei e media digitali” di Nicolette Mandarano.

La banalità di questo lavoro è quasi imbarazzante: una serie di dati presi da macrocontenitori statistici ufficiali, una pedante spiegazione del funzionamento dei social più importanti del nostro tempo nel rapporto con l’istituzione.

Non è l’assunto da cui parte il testo che mi risulta problematico, perché parte dalla materialità – di fatto –  dell’esistenza dell’istituzione; è problematico come a questa materialità si debba a tutti i costi dare un giudizio morale di valore che tenda a definire l’istituzione come qualcosa di “buono” che “per necessità” deve conquistare follower e pubblico. Il testo, in breve, dà una certa spinta alle istituzioni ad accettare il fatto che sia necessario avere un sito online ben strutturato e dei social funzionanti quotidianamente. Tutto qua.

Vi è nel libro di Mandarano una certa puzza di giustificazionismo nel voler a tutti i costi rendere orizzontale l’esperienza museale, situazione che sinceramente non riesco a comprendere.

Avere un sito internet con la collezione intera del museo e dell’istituzione mi sembra un buon sistema di archiviazione ad alta risoluzione, mi sembra un passo intelligente in un’epoca in cui la rete funziona nel modo che conosciamo. Dare schede di approfondimento, informazioni sul museo, sulle mostre temporanee e le attività istituzionali mi sembra un movimento importante e assolutamente funzionale (penso all’ottimo lavoro che fanno la Fondazione Sandretto di Torino e il museo del ‘900 di Milano). Quello che non riesco a comprendere è come si possa davvero pensare che le realtà aumentate (siano esse miste o pure) possano rendere la fruizione dell’opera più performativa. La realtà aumentata non disturba la fruizione dell’opera, corpo a corpo? È davvero necessario avere delle schede di approfondimento per godere di un’opera, per comprendere un’opera? Mi piace la soluzione delle app che il libro consiglia, scaricabili sul proprio smartphone che, come le audioguide, danno quelle informazioni base per chi estremamente interessato a contestualizzare –  giustamente – le opere. Ma fruire delle opere come soggetti in relazione necessaria con la realtà aumentata è come se facesse perdere ulteriormente la corporeità già danneggiata in sé del manufatto necessariamente contestualizzato all’interno di un’istituzione. Se già deve essere messo a critica il fatto che siamo influenzati nella fruizione dal posizionamento dell’opera (in una stanza colorata, in una stanza con altre opere, in un white cube?) all’interno della struttura istituzionale, che tipo di composizione si viene a porre con l’assemblaggio alle realtà miste e aumentate? Questo punto non viene affrontato nel libro. Quasi evangelicamente viene presa per scontata la bontà della necessità di essere sempre “sul pezzo”, pronti ad accogliere tutt*, ma non al fine di una vera accoglienza nell’istituzione (paradosso in termini), ma per avere più visitatori che consumano l’opera.

Questo libro si pone dunque come la compiutezza capitalistica al fine di difendere strenuamente l’istituzione che annichilisce di informazioni il pubblico come la luce che attira le mosche. Non un punto critico, non una domanda sulla questione.

Non ne consiglio dunque la lettura.

Consiglio vivamente invece una interrogazione – che a mio parere non può e non deve terminare – sul concetto di istituzione, sulla problematica della fruizione e sul corpo dell’opera che entra in relazione col nostro, di corpo.