OSSERVATORIO FUTURA, FOTOGRAFIE DI ALEX G. IOSUB
L’invito lanciato qualche tempo fa era tanto chiaro quanto ambizioso: progettiamo uno spazio ideale.
Questa richiesta nasce dall’esigenza di pensare a uno spazio per l’arte contemporanea che vada oltre lo sterile contenitore che espone i lavori dell’artista, senza alcuna garanzia e con poca apertura al dialogo e al confronto.
Facciamo un passo indietro: il progetto dell’Osservatorio è nato con il fine di creare un network di “addetti ai lavori” ed è cresciuto proprio grazie confronto con persone che di volta in volta ne davano una personale interpretazione. Il progetto ha visto la luce e sta crescendo in un periodo difficile. La pandemia ha fatto sì che molteplici realtà nascessero o si spostassero online, per rispondere a un bisogno condiviso anche da noi: fare cultura e mantenere vivo il dialogo. In questa fase è nata, inoltre, la necessità di immaginare nuove collaborazioni, per far fronte comune e per provare a cambiare dal basso un sistema che stava diventando ormai desueto e che storicamente lasciava troppo poco spazio ai più giovani.
Con il Covid-19 ci è soprattutto stato sottratto lo spazio fisico che, come già detto qualche riga più su, abbiamo provato a colmare tramite il digitale, ma che adesso vogliamo riprenderci. Così, abbiamo preso al volo l’occasione di subentrare nello spazio di Via Carena 20 a Torino.
Iniziare una nuova attività culturale presenta sempre il brivido da salto nel vuoto, e oggi è ancora più evidente e pressante. Ma è fondamentale per farci sentire vivi e fare della nostra passione un mestiere in un sistema dove è praticamente impossibile lavorare come dipendenti.
Prima ancora di pensare a una data di inaugurazione, abbiamo pensato un questionario per coinvolgere i giovani artisti e gli operatori culturali in prima persona, perché crediamo che questo lavoro non possa esistere senza l’empatia, il costante rapporto umano e senza continui feedback dall’esterno.
Abbiamo quindi colto l’occasione per fare uno step in più e ampliare il concetto di osservatorio, auspicandoci così di non guardare solamente alla ricerca artistica, ma più in generale al mondo della cultura giovane e indipendente.
In questa logica, abbiamo analizzato un campione di 56 persone in modo anonimo per essere il più neutrali possibili (51% artisti e il restante 49% giovani operatori culturali, per la maggior parte curatori con un 10,7%). Dalla nostra indagine sono emersi alcuni dati tristi che sfortunatamente non ci sorprendono:
La maggior parte dei problemi legati alla professione artistica sono di carattere economico e giuridico: il 76,8% dei giovani intervistati non si sente tutelato nel proprio lavoro, mentre il 16,1% non ha coordinate per poter dare una valutazione. Ciò deriva indubbiamente dal fatto che tra gli intervistati, solamente il 17,9% ha avuto modo di firmare un regolare contratto o una scrittura privata con gli spazi con cui ha collaborato nella propria carriera.
A ciò si aggiunge un’altra preoccupante percentuale: la maggior parte degli individui che compongono il campione ha avuto “brutte esperienze” professionali con realtà affermate (quali gallerie, riviste di settore,…) che, a nostro avviso, dovrebbero al contrario rappresentare un supporto alla ricerca dei più giovani (ben il 64,7% ha avuto esperienze negative con istituzioni contro il 38,5% che le ha avute invece con realtà indipendenti).
Le “brutte esperienze” tuttavia non riguardano soltanto aspetti di natura giuridica o economica, poiché ci sono lacune anche (e forse soprattutto) dal punto di vista umano: la considerazione del proprio lavoro, e/o della propria ricerca artistica, da parte di realtà affermate viene percepita poco più che nulla nel 60,7% dei casi e media/alta nel 3,6% e 0%.
Se non esistono tutele dal punto di vista giuridico e vi è una poca considerazione umana e professionale da parte delle istituzioni, lo scenario si fa più drammatico considerando il versante economico:
Il 51,8% del campione, nel totale delle sue esperienze, non è stato regolarmente retribuito da realtà indipendenti (è bene considerare che, per la maggior parte degli intervistati il problema principale degli spazi indipendenti è proprio la mancanza di budget); mentre il 35,8% non è mai stato retribuito da una realtà affermata (considerando però che il 32,1% del campione non vi ha mai nemmeno collaborato).
Questi dati vengono confermati dalla risposta alla domanda aperta “qual è la principale difficoltà che riscontri nel tuo lavoro?”, dove la risposta più gettonata è proprio la mancanza di una certezza economica, data dal fatto che è impossibile avere stipendi o fondi fissi costanti o equi al monte ore lavorativo, unito alla difficoltà nell’entrare nel mercato e alla scarsa possibilità di ottenere contatti con l’esterno.
Nonostante questo scenario, reso ancora più drammatico dalla pandemia, siamo stati felici nel leggere alcuni dati e suggerimenti per ripensare il sistema in una logica aggregativa e comunitaria:
la quasi totalità degli intervistati ritiene fondamentale la creazione di una rete tra i giovani artisti e operatori culturali in Italia, considerando in questa fase il web un buon strumento (ma fondamentale solo per il 48,2%) per riuscirci. Questo dato, come detto in precedenza, ci conforta, nonostante ci preoccupi sapere che ad oggi solamente il 14,3% degli intervistati ha un rapporto molto attivo con gli altri artisti e operatori culturali della propria città, per i motivi più disparati. Tra questi troviamo principalmente l’arrivismo e la malsana competizione (a nostro avviso giustificato dalle poche reali opportunità che offre il sistema arte), la poca apertura al dialogo, spesso conseguente alla mancanza di conoscenze nel settore e ancora una volta, la mancanza di uno spazio di incontro e condivisione che rispecchi una sorta di comunità artistica.
…E allora, come deve essere lo spazio ideale? Abbiamo voluto lasciare questa domanda aperta per farci ispirare.
Per molti degli intervistati uno spazio ideale è uno spazio pubblico e inclusivo dove regnano il confronto e l’umiltà senza alcun limite alla creatività.
Insomma, un luogo vivo e sperimentale dove artisti e operatori culturali vengono trattati alla stregua di professionisti e di conseguenza correttamente retribuiti e contrattualizzati. Un sistema sostenuto da fondi pubblici, ma comunque capace di mettere in atto un meccanismo di auto-sostentamento.
Per rispondere alle vostre necessità stiamo ragionando su una serie di eventi (incontri di networking, scambi internazionali, momenti di dialogo,…) che non possiamo ancora annunciare ufficialmente (…dovete ancora avere un po’ di pazienza!).
In conclusione, questa relazione non vuole essere una carrellata di freddi numeri e percentuali, ma bensì un primo esperimento, nonché una piccola istantanea del momento storico in cui stiamo vivendo.
Come Osservatorio Futura non pensiamo di poter dare delle risposte a questi enormi problemi strutturali, ma vogliamo provare a dare il nostro contributo, ragionando in una logica di sistema.
Ci auspichiamo infatti che Osservatorio Futura non sia solo una piattaforma online, un’associazione culturale o uno spazio espositivo, ma la sinergia di tutte queste parti, tenendo sempre presente la nostra mission: valorizzare le progettualità artistiche emergenti attive sul territorio nazionale.
Vogliamo ragionare in una logica di etica del lavoro, che per noi comprende una equa retribuzione e contrattualizzazione e il portare avanti pratiche virtuose. Ad oggi non possiamo farvi grosse promesse, se non una: i fondi dell’associazione saranno sempre impiegati per migliorare queste dinamiche. Ancora più importante, ciò che vogliamo ci caratterizzi è l’empatia e l’autentica connessione umana.
Lo spazio di Via Carena 20 (Torino) è pronto ad accogliervi su appuntamento nel caso voleste fare una chiacchierata con noi, in attesa di presentarvi i nostri primi eventi e annunciarne l’apertura ufficiale.
Osservatorio Futura.