LUCA RUBEGNI
Caro Dante,
Visto che quest’anno si celebrano i 700 anni dalla tua morte, ho pensato di scriverti una lettera, raccontandoti un po’ di come stanno andando le cose ultimamente, dato che sono confinato in casa per le varie misure restrittive dovuto al fenomeno della pandemia globale che ci affligge da un annetto circa. l’Italia, forse forse ti ha voluto quasi omaggiare, e ha creato una specie di girone dantesco comandato da un ente trascendentale a noi sconosciuto che si chiama “CTS”.
In pratica funziona così:
– Se ti trovi in una zona parecchio colpita dal morbo, vai direttamente in zona rossa, senza passare dal via, per circa due settimane e stai chiuso in casa con tutto il mondo fuori anch’esso chiuso, esclusi i beni di estrema necessità quali sigarette, sushi-temakinho, supermarket e farmacia (che poi da quando sia nata questa chimera gastronomica non l’ho ancora capito, sapevo che il sushi fosse nato nel Sol Levante, no a Bahia sorseggiando caipirinha. Capisco perché poi uno corra in farmacia a prendersi un Gaviscon o una Citrosodina).
– Meno peggio è la zona arancione, dove tutto è o più o meno chiuso oppure aperto, dipende dai punti di vista e dalla sfumatura di arancione, perché poi hanno fatto come nelle Malebolge.
– Quando invece non sei sfortunato vai in zona gialla, che è una sorta di Purgatorio. Tutto sommato stai bene, puoi mangiare al ristorante, uscire, fare compere, girare, perdere tempo, avere contatti sociali, etc…
PERÒ, fino alle 18 di sera, poi come una Cenerentola devi rientrare a casa prima del coprifuoco notturno.
– Infine, caro il mio guelfo bianco, hanno anche pensato alla zona Bianca! Bianca come la luce del Paradiso, l’hanno messa in un isola bellissima lontana da tutti dove c’è pure la Maddalena. In pratica se riesci a stare lì, sei un privilegiato nel mondo. Unico problema potrebbero essere le legioni di milanesi scappati nelle case di proprietà disseminate lunga la costa, ma alla fine non sono così terribili, anzi, sembrerebbe che contribuiscano all’incremento del PIL, perché come dicono nel capoluogo meneghino: « a Milan, se sta mai coi man in man ».
Abbiamo pure una sorta di Vate che ci guida in questo viaggio e il nome promette bene, perché ricorda una di quelle creature leggendarie presenti nel tuo medioevo: i Draghi.
Ovviamente poi le cose sono anche interpretabili e si possono creare fantasie di colore particolari, tipo avere una regione in zona gialla a pois rossi, oppure a strisce gialle-arancio. Un po’ fluido, oppure non-binario, termine molto attuale.
Ultimamente la nostra società attraversa dei tempi di mutamento e di rinnovamento dovuti a tutta una serie di cause e fattori storici secolari. Tu ovviamente ti sei perso tutta la modernità ed il progresso tecnico dell’uomo, non hai visto le guerre di religione europee fra Riformisti e Controriformisti; non hai saputo del continente nuovo che si chiama America e che con il tempo ha creato qualche problemino; poi hai mancato tagli di teste, rivoluzioni, Napoleone I, II e III (perché non c’è due senza tre), un Baffetto crucco ed il suo socio Mascellone, i Sovietici che all’inizio sembravano fighi, poi insomma; due bombe atomiche, perché una non bastava; non hai assistito a tutta la tratta degli schiavi africani nel nuovo mondo per farli lavorare in condizioni disumane così da far sentire noi occidentali più ricchi (oggi non lo facciamo più per fortuna, gli abiti ed i prodotti ce li facciamo fare o dai cinesi o dai bambini nei paesi poveri, costano di meno e li lasciamo anche a casa loro. Pensa te quanto siamo buoni!).
Ah, poi stiamo distruggendo il pianeta, continuiamo ad ammazzarci fra di noi, con il gentil sesso abbiamo ancora parecchi problemi sai. Tu hai scritto un’opera meravigliosa perché ti eri invaghito di Beatrice, oggi se sei una donna fortunata forse ti arriva un mazzo di fiori l’8 Marzo, poi devi pregare di avere vicino un uomo vero che ti ami per quello che sei, altrimenti o ti ammazzano o ti violentano se dici di no. E su questo c’è poco da scherzare e molto da lavorare.
Inoltre pure con la lingua ci sono delle novità, stiamo in fissa con il British e usiamo l’inglese pure quando non serve. Magari fa figo così, sai un tempo se eri un erudito gli davi giù di latinismi e francesismi. Oggi chiami happy meal un panino con patatine dentro una scatola di cartone che ride, dici call invece di chiamare, meeting invece di riunione e smart al posto di automobile di piccola taglia.
C’è poi tutto un fenomeno enorme sul modificare il genere della lingua italiana per renderla più inclusiva. Ora si cerca di censurare le parole con un asterisco (*) alla fine (però la censura non è mai bella), oppure di inserire una fonema neutrale che si chiama “scevà” e che assomiglia ad una “e” capovolta ma che non si pronuncia, ma anche qui i dubbi sono molti.
Il fatto è, Dantuccio mio, che alla fine ci si perde a discutere su problemi piuttosto secondari rispetto alla tematica principale, come se per risolvere tutti i problemi del mondo, bastasse cambiare una lettera oppure una parola, invece di formare ed educare la morale della collettività. Perché è veramente difficile far si che ci sia armonia e rispetto nel mondo, visto che ci siamo dimenticati della tolleranza e dell’ascolto.
A nessuno frega niente dei punti di vista dell’altro, la gente vuole solo dire la propria, prendere posizione e fermarsi lì, se uno non è d’accordo allora o è un cretino oppure è un fascista, dipende dalla giornata.
Ai tuoi tempi tu venisti esiliato poiché la pensavi diversamente da chi stava al potere, oggi è lo stesso, l’esilio non c’è ma ti becchi querele, insulti e haters (una via di mezzo fra iracondi e seminatori di discordia per intenderci).
“Chissà, chissà, domani”, cantava un poeta nato in Marzo, e che sicuramente ti sarebbe piaciuto, chissà se veramente un giorno riusciremo ad essere tutti più buoni, più attenti al prossimo, più tolleranti, meno violenti, capaci anche di amare chi ha il colore della pelle diverso dal nostro oppure che vede la vita in modo diverso da noi. Forse un giorno arriverà, ma per il momento siamo ancora nell’oscurità del cammin di nostra vita.
Un abbraccio poetico,
L R