LETTERA: 1° AGOSTO 2021

  • Categoria dell'articolo:Retroguardia

LUCA RUBEGNI

Questo mese Retroguardia esce postdata a cavallo fra Luglio ed Agosto, abbiamo giustamente  deciso di prenderci un po’ di vacanza per far rilassare la mente e tirare le somme dell’anno che  abbiamo passato, degli eventi che abbiamo vissuto e delle situazioni che si sono avverate.  Dico un anno perché per me l’anno solare non inizia il 1° Gennaio del calendario Gregoriano, ma  bensì segue l’antico ciclo delle stagioni, o meglio, dei quadrimestri scolastici oramai, visto che  ancora oggi a mio avviso le cose iniziano a Settembre e terminano a metà Luglio circa. Poi c’è quel  periodo sospeso di Agosto dove non si sa bene cosa si debba fare, più che altro si aspetta che esso  finisca e che ripartano le lezioni, gli esami, i colloqui, i lavori e gli amori.  

Osservatorio Futura è voluto essere preciso in questo ed nato il primo giorno di Settembre,  lapalissiano, così da non confondere nessuno; e questo devo dire mi consente di avere un ordine  cronologico efficace e piuttosto limpido nella mia mente.  

Comunque sia ne sono successe di cose, tante, forse anche troppe per poterle riassumere tutte in un  paio di pagine di testo.  

In principio però, si è venuta a formare una squadra, un ammasso di entità sparse per il cosmo  nazionale che interagiscono e si interfacciano sempre con Torino, la base spaziale, il nucleo degli  eventi. Perché ciò che hanno creato Francesca Disconzi e Federico Palumbo, nonché le ragazze ed il  ragazzo (Matteo ci sei solo tu), è stato un fenomeno diverso che si è manifestato nella nostra  nazione. Loro tutti hanno creduto di poter “scovare” le stelle più remote del panorama artistico  nostrano, hanno voluto osservare e mappare le diverse intensità di luce che ogni singola stella  emana, sono stati capaci di mettere in relazione le persone che fanno dell’arte il loro centro di  gravità permanente, la loro ossessione di vita.  

E ci sono riusciti.  

In un anno, fra rubriche con opinionisti esterni di natura lavorativa e culturale eterogenea ed  interviste mirate alle giovani ed ai giovani artisti (scusate ma ladies first è più elegante di caratteri  speciali vari) del bel paese, Osservatorio è riuscito ad analizzare ed archiviare un piccolo  frammento di storia italiano, formando un contenitore di informazioni così vaste, ma allo stesso  tempo per nulla dispersive, da permettere a chiunque di guardare in tempo reale cosa stia  fermentando in Italia, quali saranno i linguaggi e le estetiche del domani, quali le nuove icone  dell’arte delle prossime decadi.  

Johan Huizinga in Homo Ludens, analizzava come in fin dei conti tutta l’esistenza umana ruotasse  intorno alla definizione di gioco, al principio essenziale ma allo stesso tempo indefinibile della  necessità di donarsi all’atto ludico, all’agon. Nel suo volume, fa notare come di fatto fosse proprio  il gioco ad aver generato la cultura, e che le strutture sociali, i ruoli antropologici, le complessità  familiari, le definizioni identitarie del singolo posto all’interno di un insieme culturale, fossero tutte  scaturite dal gioco stesso. In sintesi, l’essere umano dopo aver soddisfatto i propri bisogni necessari  basilari ha sentito la necessità di andare oltre, di creare delle regole e di stabilire delle figure chiare  attraverso le quali evolversi in società via via sempre più complesse; di base poi ciò è stato possibile  poiché nessuno ha deciso di mettere in discussione le regole del gioco, di far saltare la partita e di  essere un guastafeste, perché semplicemente sarebbe stato il caos e il disordine più totale, ognuno  sarebbe divenuto giocatore esclusivo del proprio gioco stesso e laddove non ci sono partecipanti,  non c’è nemmeno la gara, non esiste il gioco, esso diventa solo un capriccio di bambino viziato,  puro delirio di onnipotenza e quindi sguardo verso il nulla, l’appiattimento di tutte le creatività. 

Così è l’arte, effimero gioco sociale dalle connotazioni mai definibili, essere polimorfo e mutevole  che sopravvive a qualsiasi cataclisma storico. Per chi pensasse che in questo anno passato si sia  giocato, nel senso di trastullamento apatico, dico subito che si sbaglia. Chiunque abbia partecipato  al gioco di Osservatorio Futura non ha scherzato, non ha avuto tempo da sperperare, anzi è stato  serio e ci ha creduto intensamente.  

Il suo gioco è stato come quello di un atleta olimpico o della Nazionale di calcio italiana.  Competizione agonistica si, gioco sportivo ovvio, ma dedizione e sacrificio a prezzo della vita  stessa; poiché in quei momenti non si sta solo partecipando ad una gara, si sta vivendo il sogno  della vita intera, la ragion d’essere.  

Osservatorio Futura si diverte sì, ma non scherza, la posta in gioco è troppo alta, mollare  significherebbe sprofondare nella palude della mediocrità e della vacuità, del vivere senza nessuno  scopo.  

L’arte oggi forse è stata inquinata da questa attitudine, è stata costretta a divenire non un gioco di  serietà, ma un salotto decadente pieno di annoiati moralisti pluralisti che non vogliono  assolutamente che le cose prendano un senso, poiché altrimenti cadrebbero le pesanti tende che  oscurano le loro stanze portando alla luce il putrido marciume della loro inutilità.  

Fate attenzione, Osservatorio Futura è pronto alle rivolte, non gli piacciono cipria ed ipocrisia, la  coppa dalla quale beve è sempre piena di acqua viva e la virtù scuote la polvere delle ottusità.  È un gioco serio, le regole indiscutibili, il biglietto per entrare caro.  

E siamo solo agl’inizi.