MRZB X FEDERICO PALUMBO
Le stanze di Mauve in ciò che è conosciuto come il Reame dell’Irreale è il titolo della mostra di mrzb inaugurata il 2 ottobre (e visibile fino al 28 novembre presso Associazione Barriera). A cura di Sergey Kantsedal, con la collaborazione di Yuliya Say, il progetto apre a diverse considerazioni in merito al lavoro di mrzb e allo spazio espositivo, poiché strettamente connessi tra loro.
mrzb, che potremmo definire identità collettiva, piuttosto che collettivo d’artisti, ha la peculiarità di relazionarsi allo spazio in cui lavora radicalizzandolo e, spesso, estremizzando le caratteristiche strutturali e ‘concettuali’ del luogo.
Nel caso degli spazi di Associazione Barriera, mrzb ha voluto giocare sul concetto di decadenza: le luci della sala accese (o spente) per metà, il dialogo con la presenza fantasma dello spazio (che sono poi le opere – in parte esposte – l’archivio etc.) hanno restituito un’atmosfera cupa. Barriera non esiste più. O meglio, esiste… ma in una veste diversa, quasi fosse l’ultima sala dimenticata di un museo di scienze naturali: è ora un luogo semi-abbandonato e fragile.
— Il curatore, Sergey Kantsedal, durante una chiacchierata, fa un parallelismo con alcuni musei ‘provinciali’ dove le luci delle varie sale vengono accese solo ogni qualvolta un fruitore entra a visitarlo, per risparmiare sui costi fissi della struttura —
Questo aspetto decadente-romantico, oltre a essere basilare per gran parte della produzione di mrzb, tratteggia l’intera esibizione.
Le scelte espositive sono frutto di un continuo dialogo con il luogo di Barriera. Ciò che viene esposto non sono semplici ‘oggetti”, bensì creature. Assemblate, composte, ibridate: esse sono state realizzate all’interno dello spazio e direttamente per lo spazio. Ed ecco che questo processo alimenta un concetto successivo ma non secondario: l’idea di sacro intrinsecamente connesso a queste creature-reliquie che le rendono segni tangibili di una storiografia non definita. La dimensione temporale appare così frastagliata: assistiamo alla messa a nudo di una miscela di differenti epoche che portano alla stratificazione e alla formazione di un’idea di mostra atemporale.
Questo discorso viene amplificato dai dipinti esposti: le creature di mrzb e i quadri appartenenti alla collezione di Barriera non si posizionano su due piani diversi. Possiedono, in realtà, la stessa aura e il fruitore che visita la mostra non dovrebbe distinguere un’opera rispetto a un’altra.
— Il curatore ci racconta che una persona in visita gli ha suggerito un bizzarro paragone, cogliendo una somiglianza tra le opere di mrzb e quelle di Mario Schifano, non rendendosi conto di trovarsi di fronte proprio a un’opera dell’artista romano —
Ecco esprimersi il dialogo tra due mondi: il primo, quello delle creature di mrzb; il secondo, quello delle opere delle collezioni (Piero Simondo; Salvatore Scarpitta; Willie Bester; Mario Schifano; Daou); un confronto che va a stabilire un piano di lettura comune, un registro ‘univoco’, un’atmosfera palpabile, all’interno della quale tutte le opere possono, in qualche modo, sintonizzarsi le une con le altre, nonostante le diversità fisiologiche che i vari lavori hanno nei confronti dell’altro.
— Sergey Kantsedal afferma che ormai, dopo diverse settimane di mostra, lui stesso ha una percezione diversa dell’insieme delle opere, percependole appunto come un’unicum. Le opere tendono infatti a omologarsi evidenziando un intreccio molto profondo tra due mondi —
Più che una collisione tra due ‘realtà’, ci troviamo di fronte a un ponte che collega mondi apparentemente diversi: quello dello scorrere regolare della vita e quello della creazione artistica.
E questi ponti, questi contatti tra realtà differenti sono effettivamente molteplici: a partire dal mondo che il fruitore “porta” nel momento in cui viene a visitare la mostra e si trova di fronte quello della finzione insito alle creature. E questi oggetti in mostra appartengono al mondo del sogno, della visione e, dunque, dell’Irreale.
Ecco che, svolgendo un discorso al rovescio, arriviamo al ruolo di Mauve.
Mauve è la musa, un referente della processualità di mrzb. Mauve è una sorta di catalizzatore narrativo fantasma di cui visioni o racconti allegorici piuttosto che referenti chiari e univoci.
Mauve è un pretesto, è un’entità a sé, un espediente narrativo, che diventa lo strumento per arrivare a qualcos’altro.
È grazie a Mauve che questa storia può essere raccontata prendendo forma nelle stanze di Barriera sospese tra reale e irreale.
Tutte le fotografie sono cortesia degli artisti e fanno parte dell’esposizione “Le stanze di Mauve in ciò che è conosciuto come il Reame dell’Irreale” presso Associazione Barriera, Torino.