SALVATORE PIONE X LIDIA FLAMIA
Salvatore Pione nasce a Messina il 23 Maggio 1995. Consegue la sua formazione artistica a Torino al Centro Sperimentale di Cinematografia specializzandosi in Animazione 2D e successivamente in scultura al Camberwell College of Arts (UAL) di Londra. Attualmente vive e opera a Londra.
Lidia Flamia: Secondo la teoria psicoanalitica, ogni affetto familiare connesso ad un’emozione viene trasformato in angoscia qualora abbia luogo un processo di rimozione. Il perturbante – Unheimliche – incarna la sensazione di smarrimento e di estraniamento che si prova nel momento in cui un elemento psichico è in grado di riportare alla luce il rimosso – tutto ciò che non dovrebbe essere rappresentato e che dovrebbe restare segreto, nascosto, intimo ma che invece è riaffiorato, e riemerso – ciò che Freud riconduce alla libido infantile, o meglio un desiderio infantile non appagato. E cos’è il desiderio se non una mancanza? Come ci insegna la tradizione greca, il riconoscimento di una mancanza che ci abita è precisamente l’effetto di eros, ma al tempo stesso eros è, paradossalmente, la forza intensa che insegue il possesso dell’oggetto del nostro desiderio. Desiderio che nella ricerca dell’artista siciliano Salvatore Pione emerge in un’ottica feticista.
Nei primi lavori ricorrono disegni sessualmente distorti, su pagine di libri stracciati, intrisi di una tensione psichica. La presenza di un’assenza, direbbe Lacan, che viene colmata nelle installazioni dell’artista attraverso l’inserimento di oggetti del desiderio quali calze e scarpe femminili. Ecco allora corpi feticci, mutilati, dissezionati e ricomposti in forme sfigurate, quasi fossero una proiezione di conflitti irrisolti, o ancora sedie impagliate dal fascino macabro che sussurrano memorie di un passato mai dimenticato. Il corpo mistificato, distrutto e frammentato, oggettivato a Körper, parla il linguaggio dei simulacri simbolici ed è protagonista di molti lavori. Come nell’opera Feet (2019), nella quale il corpo violato, visto come un insieme di membra amorfe e senza volto, è ridotto ad una silhouette materica dai tratti femminei. Le gambe, figlie di una fascinazione primordiale nei ricordi dell’artista, sono oggetto di analisi nell’ultima serie di installazioni. Privati della loro forma anatomica consueta, gli arti si mostrano osceni, plasmati dall’irrazionalità del desiderio e dalla pulsione ossessiva alla distruzione.
Negli ultimi mesi i luoghi dell’infanzia hanno suggerito all’artista nuove forme di sperimentazione, tali da divenire set per le nuove installazioni. «All’inizio dell’anno stavo realizzando una serie di sculture in legno ma ritornando in Sicilia ho dovuto pensare all’utilizzo di materiali diversi». Gli elementi di arredo si relazionano alle gambe – ora sagome di cartone – in composizioni plastiche grottesche che evocano un’intensa forza drammatica ed esistenziale, in un gioco di seduzione doloroso e affascinante. Nella sua ricerca il sentimento di familiarità associato all’infanzia, si unisce all’aspetto più oscuro che rimanda all’inanimato, ad un desiderio reificato che perturba, sottomettendoci ad uno stato di incertezza e di inquietudine.